Fermatevi, per favore!
Con V. siamo cresciuti insieme. Insieme abbiamo giocato rincorrendoci nei prati, pronti ad acchiappare farfalloni dalle ali variopinte di cui si sono perdute le tracce. Dopo un grappolo d’anni di separazione, nel corso dei quali ciascuno ha cercato la propria strada, ci siamo ritrovati in età matura. Granitiche, le sue certezze: dieta ferrea, alimentazione priva di grassi e di tutto ciò che crea surplus di calorie, tanta ginnastica; sì alle vitamine naturali, no ai farmaci, no ai vaccini. Una ricetta inderogabile, con l’occhio sospettoso nei confronti dei dettami della scienza e dell’imbonimento televisivo. A causa delle inossidabili convinzioni, mi aveva sempre dato l’impressione di essere diventato un uomo chiuso in un fortilizio impenetrabile ai soffi della storia, agli umori dei comuni mortali, al “mondan romore” che a volte ci turba, a volte ci coinvolge. Finché… V. si è sposato con una ucraina e da più di un anno risiede nella patria della moglie, dove inizialmente aveva mantenuto inalterato il proprio credo: “Viviamo bene, venti di guerra inesistenti, non fatevi ingannare dalla TV, non voglio sottopormi al tampone ed evito di ritornare in Italia”: come se le notizie per noi sempre più preoccupanti non potessero scalfire la sua “armatura” e fossimo ostaggio di una informazione che tutto condiziona, capace di creare il mostro che, alimentando le paure, si annida nella mente e fa smarrire il giusto equilibrio. Ma con la guerra non si può barare. Quando presenta il conto direttamente, non è più materia di analisti con posizioni differenziate riguardo alle cause, ai torti e alle prevaricazioni, che sarà poi compito degli storici indagare con obiettività, ma si trasforma in tempesta che mette a nudo un deficit di umanità e spazza via le consolidate abitudini quotidiane, travolte dal mare di dolore che invade le coscienze. È l’ora in cui forte risuona l’invocazione per la pace e imperiosa si leva la voce di papa Francesco: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”
Così V., venuto a contatto con la guerra, ha cambiato parere. Ha scritto su whatsapp: “Oggi giornata pesante. Mattina ore 7 sirene; ore 10 sirene; questa notte sono previsti attacchi simultanei in varie città… Noi finiamo di mangiare e poi al rifugio.”… “Oggi nonostante l'incontro di mediazione hanno continuato a bombardare…. Da ieri alle 18 siamo in territorio polacco... Desidero, anche a nome di I. porgere fervidi ringraziamenti a quanti hanno sentito di sostenermi in questa vicenda, forse pericolosa, da cui, però, ho imparato molto; in primis che non sono solo!”. Mi è sembrata, quest’ultima sottolineatura, un seme di speranza nel freddo inverno delle nostre anime.
di Filippo Russo
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