Fiducia, speranza, giovani... Il discorso di Mattarella
Garante del rispetto della Costituzione, rappresentante dell’unità nazionale, arbitro della vita politica con un ruolo super partes, il Presidente della Repubblica, pur con poteri non particolarmente ampi, è una figura che diventa cruciale, soprattutto in periodi di difficoltà come quello che stiamo attraversando.
Il discorso di fine anno del Presidente Sergio Mattarella, conciso ed emotivamente intenso, si pone a conclusione di un settennato particolarmente complesso per il nostro Paese, con gli ultimi due anni drammaticamente caratterizzati dalla pandemia che ha sconvolto le nostre vite, causato tanti lutti e “inferto ferite profonde: sociali, economiche, morali”, ha sottolineato il Presidente uscente.
Eppure le parole chiave di Mattarella sono state “fiducia e speranza”: per la presenza dei vaccini, “strumento prezioso” e “oppor-tunità” da non sprecare, per la responsabilità del comportamento di tanti cittadini, per la coesione delle istituzioni sia a livello centrale sia nei territori; insomma, siamo “sulla strada della ripartenza”.
Nel messaggio di fiducia che ha voluto trasmettere, il Presidente non ha omesso di menzionare alcuni problemi irrisolti del nostro Paese acuiti dalla pandemia: le “disuguaglianze” e le “ingiustizie” di natura economica, la condizione di “precarietà” che vivono tanti giovani e il calo delle nascite, cui ha fatto riferimento Mattarella, sottolineando che esso costituisce “uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società”. Terza parola chiave del discorso è stata proprio “giovani”, ai quali è dedicata un’ampia parte del suo discorso: “I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani.” Insomma, il Presidente neanche tanto implicitamente fa un appello perché il nostro Paese, sempre più invecchiato, lasci il giusto spazio alle nuove generazioni a cui fa un appello accorato: “Prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società.” Mattarella, poco prima di concludere, cita la lettera scritta dal prof. Pietro Carmina, morto tragicamente nel crollo di Ravanusa, che così scriveva ai propri studenti in occasione del proprio pensionamento: “Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi.” La parte più emozionante del discorso del Presidente Mattarella con le parole del prof. Carmina, oltre a costituire un riconoscimento all’impegno dei tanti docenti, è proprio un appello ai giovani a non conformarsi ma a diventare soggetti attivi di cambiamento: se i giovani si prendono lo spazio che compete loro e se saranno protagonisti delle trasformazioni che già stiamo attraversando, così si congeda Mattarella al termine del suo mandato, il nostro Paese potrà rialzarsi.
di Alessandro Di Bella
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