“Fratelli tutti” Il richiamo di Francesco al mondo
Individualismo, razzismo, povertà, disoccupazione, conflitti, indifferenza deformazione di concetti come democrazia e libertà, perdita del senso profondo della storia, deterioramento dell’etica: questi e non solo sono “i muri” che nella nostra società globale e opulenta sono stati innalzati e che alimentano ferocemente nei singoli e nelle masse paure e solitudini profonde in particolare verso tutto quello che ci sembra diverso e sconosciuto. E’ in questo contesto che papa Francesco il 3 Ottobre scorso ha scelto, sulle orme del poverello d’Assisi, di consegnare alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà - credenti e non - un messaggio chiaro, una parola semplice ma che nella nostra realtà così lacerata e complessa anche a seguito della pandemia Covid-19 sembra quasi un’utopia: “Fratelli tutti”.
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Al Buon Samaritano del vangelo guarda il papa e lo indica come modello da seguire non solo ai singoli e alle comunità ma soprattutto alla politica, agli Stati e alle organizzazioni internazionali, sottomessi spesso e volentieri alla finanza e al mercato: in una società malata che volta le spalle al dolore e che non sa prendersi cura dei deboli e dei fragili - primi fra tutti i migranti - ognuno, scrive il pontefice, deve sentirsi chiamato a farsi prossimo dell’altro, superando barriere storiche o culturali; e questo perché insieme siamo corresponsabili della costruzione di una società fraterna che sappia includere, integrare e sollevare chi è caduto o sofferente. Francesco, con il suo stile, ha così lanciato una sfida al mondo spronandoci a confrontarci insieme sulla realtà del tempo presente e chiamandoci tutti in causa in modo consapevole da veri protagonisti e non da spettatori, per scegliere responsabilmente chi vogliamo essere e in quale direzione vogliamo far proseguire il cammino dell’intera umanità. di Gabriele Panarello
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