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I segni di speranza del Giubileo 2025 Una quotidianità che sogna

Nell’Anno giubilare 2025 saremo chiamati ad essere e a porre segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio.

Papa Francesco pensa a coloro che sono detenuti nelle carceri e che sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo e a volte la mancanza di rispetto della loro dignità umana e per i quali evocando la Parola di Dio contenuta nella Bibbia invoca atti di clemenza e liberazione (cf Lv 25,10) proponendo che nell’Anno del Giubileo i vari Governi assumano iniziative che restituiscano speranza. Per le persone detenute ci sarà l’apertura di una Porta Santa in un carcere, ricordando che la Porta è Cristo, ed è attraverso di Lui che siamo liberati ed abbiamo accesso alla Misericordia di Dio.

Altri segni di speranza dovranno essere posti per i Paesi più poveri della Terra: il papa rivolge un invito pressante alle Nazioni più benestanti perché riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di quei Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia, in quanto le risorse naturali nel corso della storia umana sono state usate in maniera sproporzionata ed iniqua dai Paesi più ricchi creando anche un “debito ecologico” tra il Nord e il Sud del mondo. Richiamando la parola antica dei profeti il Giubileo ricorda che i beni della Terra non sono destinati a pochi privilegiati ma a tutti. È necessario che quanti possiedono ricchezze si facciano generosi, riconoscendo il volto dei fratelli nel bisogno, in particolare di coloro che mancano di acqua e di cibo, del necessario per vivere: la fame è una piaga scandalosa. Il papa auspica che con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari si costituisca un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per favorire lo sviluppo dei Paesi più poveri, in modo che in moltissimi non siano costretti ad abbandonare da migranti i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa per se stessi e le loro famiglie. Non bisogna essere sordi al grido dei poveri.

Segni di speranza meritano anche gli ammalati e coloro che se ne prendono cura; gli anziani, che spesso sperimentano solitudine e senso di abbandono. Occorre valorizzare la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo anche nella trasmissione della fede che sono in grado di continuare ad offrirealle nuove generazioni. Anche i giovani sono destinatari di segni di speranza; sono tantissimi coloro che ne sono privi e che hanno perduto anche l’entusiasmo. Vivono il loro presente nella malinconia e nella noia, azzerando i loro desideri, vedendo crollare i loro sogni: hanno bisogno non di false promesse ma di segni tangibili di speranza che suscitino in loro anche il desiderio di trasmettere la vita con responsabilità all’interno di un rapporto di amore stabile, fecondo e duraturo. Il primo segno di speranza in assoluto e per tutti è la pace nel mondo che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra. Immemore dei drammi del passato l’umanità è sottoposta ad una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza. Il loro grido disperato deve spingere non solo i potenti ma ognuno di noi a mettere in atto gesti di pace, di dialogo e di superamento dei conflitti.

Noi cristiani dobbiamo denunciare e combattere il male ma porre attenzione anche al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di sprofondare nella disperazione. Dobbiamo dare ragione della speranza che è in noi (cf 1Pt 3,15) e testimoniare nella nostra quotidianità che abbiamo la certezza che la storia dell’umanità e quella di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria nell’eternità, promessa di cieli nuovi e terra nuova nei quali soggiorna la giustizia (cf 2Pt 3,13)


di Pina Torre




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