Il Beato Giovanni Merlini Un modello di vita ordinaria
É passato poco più di un mese dalla celebrazione di un grande evento che mi ha coinvolto in prima persona e di cui sono ben lieto di rendere partecipe la nostra comunità parrocchiale.
Il 12 Gennaio scorso, infatti, nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma è stato proclamato “Beato” il Venerabile don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue e secondo successore di San Gaspare del Bufalo nella guida della suddetta Congregazione, all’interno della quale ho iniziato e sto proseguendo il mio cammino formativo verso l’incorporazione e l’ordinazione presbiterale.
Si è trattato di un momento davvero intenso in cui si sono ritrovate a Roma, per la medesima ragione, circa tremila persone tra pellegrini, famiglie, giovani, sacedoti, missionari, religiosi e consacrati provenienti dall’Italia e da diverse altre parti del mondo, e tutto questo interroga poiché ad essere riconosciuta è stata sì la “santità” ma di un uomo, un prete vissuto due secoli fa e morto da più centocinquanta anni.
Don Giovanni nella sua vita e nel suo ministero non si è distinto per chissà quali doti o capacità fuori dal comune, al contrario è stato un missionario appassionato della spiritualità del Sangue di Cristo, fedele quotidianamente alla sua missione in un tempo di cambiamenti per la Chiesa e non solo, dedito a ricercare costantemente per sé e per gli altri quale fosse la volontà di Dio da tentare di perseguire: ha saputo coniugare in un modo esemplare nei vari ruoli che ha ricoperto - predicatore, confessore, direttore spirituale, economo, direttore di comunità, segretario genarale, formatore, moderatore generale - preghiera e vita, contemplazione e azione, amore e passione per la Parola di Dio meditata e poi incarnata nei fratelli che incontrava, nei confratelli che lo attorniavano, nelle vicende (spesso ingarbugliate) che richiedevano un suo intervento estremamente pratico, quasi sempre capace di redimere ogni questione.
É stato inoltre un uomo capace di coltivare e custodire amicizie belle e profonde: anzitutto con San Gaspare - questo sacerdote romano che lo colpì a tal punto per la sua affabilità e per il suo focoso zelo missionario da decidersi, ancora giovanissimo, a seguirlo nella predicazione lasciando così la sua amata Spoleto - che a lui si affidava e in cui riponeva un’immensa fiducia; con il papa del tempo, Pio IX, che lo definiva “il santo dei Crociferi” e che per lui nutriva una profonda stima al punto da farne un suo stretto consigliere; con Maria De Mattias, donna che, per oltre quarant’anni, si é lasciata accompagnare nel discernimento spirituale, da don Giovanni il quale la ha aiutata e sostenuta persino nel portare a compimento l’opera delle suore Adoratrici del Sangue di Cristo.
Amicizia, affabilità, ascolto e disponibilità verso tutti e ciascuno - riscattati dal Sangue di Cristo - zelo missionario, amore per la preghiera e per la Parola di Dio, capacità di discernimento, praticità e concretezza, perseveranza e costanza anche in mezzo alle prove e alle incomprensioni: tutto questo, dunque, è quello che il Beato Merlini consegna con la sua vita, dopo tutti questi anni, anzitutto a me e al mio cammino di sequela, alla Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e alla Chiesa intera, con la viva speranza che in un tempo di trasformazione e di ripensamento generale come quello attuale il suo esempio possa essere davvero profondamente di ispirazione e di guida.
di Gabriele Panarello
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