Il Centurione di Cafarnao Un uomo di fede
Gesù non si mosse molto fuori dai confini di Israele e i suoi contatti col mondo pagano furono sporadici. La sua missione perciò si diresse quasi esclusivamente “alle pecore perdute della Casa di Israele” (Mt 15,24). Per la fede ebraica, nella quale Gesù è nato ed è cresciuto, i pagani erano paragonati ai maiali e ai cani, animali immondi, persone fuori dalla benedizione di Dio (Lv 11, 17; Sal 22, 17; Sal 59, 7; Mt 15, 26-27; Mc 7, 27-28). Per usare le parole dell'apostolo Paolo i pagani erano “esclusi dalla cittadinanza di Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo” (Ef 2, 12).
Contrariamente però alla loro cattiva fama, ce n'è uno, un centurione che, dice il Vangelo di Luca, “ama il nostro popolo. E' stato lui a costruirci la sinagoga” (Lc 7, 4). Nonostante l'evangelista cerchi di tracciare del centurione di Cafarnao un ritratto sorprendentemente benevolo, si tratta sempre di un pagano, e “ad un giudeo non è lecito avere contatti o recarsi da stranieri” (At 10,28). Vero è che Gesù ci ha comandato di amare i nemici e di fare del bene a coloro che ci odiano (cfr. Lc 6, 27), ma non aveva parlato di pagani, persone con le quali non si deve avere rapporti di nessun tipo e per nessun motivo. Inoltre i soldati sono assassini di professione, tristemente famosi per i maltrattamenti, i ricatti e le estorsioni ai danni del popolo di Dio. Il centurione sarà pure una brava persona, per carità, ma la tradizione dei padri afferma che “il migliore dei pagani merita la morte” (Talmud). Per costoro non c'è nessuna possibilità di salvezza e anche se costui viene apprezzato per il suo atteggiamento benevolo nei confronti della comunità dei credenti, è meglio che non si immischi troppo nelle faccende di Israele perché, come viene insegnato, “un pagano che si interessa allo studio della Torah è meritevole di morte, perché è scritto: Mosè ci comandò la Torah, eredità dell'assemblea di Israele (Dt 33, 4), cioè l'eredità che è per noi non per gli altri” (Talmud).
Per Gesù invece non esistono nemici, ma solo persone bisognose di prossimità, d'amore e di vita e così accoglie la richiesta degli anziani e si dirige verso la casa del centurione per guarire il suo schiavo. Il gesto di Gesù lascia attoniti i presenti: questo strano Rabbi non conosce la Legge di Dio? Non sa che anche il solo avvicinarsi ad un pagano rende impuri? Qualora Gesù l'avesse dimenticato sarà proprio il centurione a rammentarglielo:“Signore non disturbarti, non sono infatti degno che tu entri sotto il mio tetto “ (Lc 7, 6), e partendo dalla sua esperienza di soldato, che esercita il comando ed è a sua volta comandato, sa bene che il Signore - lo chiama Kyrios, ne riconosce cioè la signoria - può guarire il suo servo con la sola forza della sua Parola. Gesù rimane ammirato e l'unica volta che, in tutti i Vangeli, Gesù esprime la sua ammirazione per qualcuno questa è per un pagano: “All'udire ciò Gesù si meravigliò di lui” (Lc 7, 9). Una meraviglia che Gesù definisce fede e solennemente ne fa l'elogio dichiarando : “Io vi dico: in Israele non ho trovato una fede così!” (Lc 7, 9). Nessun incontro è avvenuto tra Gesù e lo schiavo del centurione e non è stata pronunciata quella Parola di salvezza che il centurione attendeva. Chi o cosa ha guarito lo schiavo del centurione? Un particolare in apparenza insignificante del racconto di Luca ci viene in aiuto per fare chiarezza. Colui che per tutto il racconto dell'episodio è stato sempre definito schiavo (in greco: doulos), sulla bocca del centurione diventa ragazzo (in greco: pais), un termine che indica affetto, prossimità, che manifesta grande tenerezza nei confronti di una persona che è privata della propria libertà e di conseguenza della dignità di uomo perché la sua vita, il suo destino sono nelle mani del suo padrone (Lc 7, 2). Non un rapporto fra il padrone e il suo schiavo, ma quello tra un padre e suo figlio. E' l'amore che guarisce! Per Gesù la fede non è un dono di Dio, ma la risposta d'amore dell'uomo all'infinito amore di Dio. La fede del centurione, nata come risposta alla disponibilità di Gesù di andare a guarire il suo ragazzo, compie il miracolo e avviene la desiderata guarigione. Ma la cosa più sconvolgente che emerge dalla nostra narrazione è che un pagano, un infedele, un "cane immondo", viene proposto da Gesù come modello di fede per tutto Israele, il popolo fedele per eccellenza, e per i suoi discepoli, la Chiesa. Questo è troppo, Gesù sta veramente oltrepassando tutti i limiti della decenza e presto o tardi dovrà rendere conto di tutto ai sapienti del Tempio. Quando la smetterà con la sua smania di violare sistematicamente la Torah e le tradizioni degli antichi?
di Santino Coppolino
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