Il futuro della fede è nei testimoni
Anche quest’anno è stato diffuso l’elenco di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza della fede cristiana. Sono venti gli operatori pastorali (un vescovo, sacerdoti, consacrati, suore, laici) uccisi nel 2023 e, puntualmente, l’Agenzia Fides aggiorna questo tragico bilancio che, a partire dal 1980, ha raggiunto il numero di 1.283 assassinati. Credo che questi dati, nella loro crudezza ed essenzialità, dicano molto della vitalità della fede cristiana nel mondo attuale, ben oltre i pur significativi numeri. Certo, nessuno può dimenticare altre cifre, quelle relative per esempio al calo delle vocazioni, al numero sempre più esiguo di fedeli che partecipano alla liturgia domenicale, all’indifferenza crescente da parte dei giovani ai temi della fede, ma la santità della vita cristiana si fonda, da sempre, sulla qualità dei credenti, non su percentuali statistiche, pure interessanti da conoscere ed approfondire. La Chiesa non è un’azienda, anche se deve tenere conto, come ogni realtà umana, di risorse, bilanci, entrate, uscite. Quando don Milani parlava affettuosamente della “ditta”, facendo riferimento alla Chiesa, sapeva bene che la Chiesa cattolica era molto di più di una realtà solo umana: “io nella Chiesa ci sto per i sacramenti, non per le mie idee”, diceva il sacerdote fiorentino. Il cardinale Martini ricordava che il numero dei martiri del 900 è più elevato di quello dei primi secoli. Ripartire dalla testimonianza, fino a quella estrema del martirio, non vuol dire affatto ripiegarsi su se stessi, chiudendosi in difesa per non perdere. I testimoni di Cristo vincono sempre, anche quando sembrano sconfitti, segnano molti più gol della disperazione e del nichilismo. Nell’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”, il documento forse più bello di papa Francesco, c’è una citazione di Santa Teresa Benedetta della Croce: «nella notte più oscura sorgono i più grandi profeti e i santi. Tuttavia, la corrente vivificante della vita mistica rimane invisibile. Sicuramente gli avvenimenti decisivi della storia del mondo sono stati essenzialmente influenzati da anime sulle quali nulla viene detto nei libri di storia. E quali siano le anime che dobbiamo ringraziare per gli avvenimenti decisivi della nostra vita personale, è qualcosa che sapremo soltanto nel giorno in cui tutto ciò che è nascosto sarà svelato». Il prossimo 24 marzo si celebrerà la 32esima edizione della Giornata di preghiera e digiuno in memoria de missionari martiri. Il titolo di quest’anno è “Un cuore che arde”. Questa iniziativa nasce dalla commemorazione di Sant’Oscar Romero, ucciso il 24 marzo 1980 in San Salvador durante la celebrazione eucaristica per il suo forte impegno a favore degli altri. Non facciamoci prendere dall’ansia del protagonismo, la vera storia si costruisce cosi.
di Dino Calderone
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