Il mare, specchio del cielo
- taborsettepuntozer
- 28 set
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Il mare chiama, porta l’eco di terre lontane e invita al viaggio; non è un limite, è un mezzo per andare alla ricerca di sé stessi. Siamo l’ideale progenie del greco Ulisse, l’uomo dal multiforme ingegno, che nessuno poté superare in astuzia, che a lungo ebbe a girovagare per mare e per terra; neanche le divinità capricciose poterono arrestarne il nostos, il viaggio di ritorno a Itaca. Un eroe del mito o, semplicemente, un uomo, che ha saputo vincere sé stesso pur nella solitudine, pur nella sofferenza? È uno di noi, naviganti con il cuore pieno dinost-algia, del dolore che spinge sempre a fare ritorno, a ri-trovarsi, all’autenticità. Correre dei rischi, non risparmiarsi, per realizzare ciò in cui si crede, affrontando anche l’insuccesso, le sofferenze, significa realizzare le proprie potenzialità e penetrare nel mistero della vita.
Il mare è salato, ha il sapore delle lacrime di quanti hanno solcato le sue onde, delle madri, dei figli e delle mogli che hanno atteso in preghiera, che hanno pianto un figlio, un padre, un marito: così scrive il poeta Fernando Pessoa in “Mare portoghese”. Pionieri della navigazione, i Portoghesi hanno attraversato gli oceani, sono approdati a terre lontane e sconosciute, hanno conquistato a caro prezzo il mare: affrontando l’ignoto, hanno scoperto nuovi orizzonti.
È ciò che è accaduto a Ulisse quando ha spinto la sua nave oltre le Colonne d’Ercole, ai Portoghesi quando hanno affrontato e domato i venti e le correnti di Capo Bojador (Chi vuole Bojador oltrepassare/ oltre la sofferenza deve andare): non hanno temuto Scilla e Cariddi, i mostri che nutriamo dentro di noi quando ci accontentiamo delle nostre sicurezze, di stare nel porto tranquillo al riparo dei marosi. Tutto ha valore per un’anima grande (Se l’anima è grande/ Tutto quel che si fa vale la pena), la vita ha valore per un’anima grande, quella cioè che è disposta ad andare incontro anche al dolore, alla morte pur di vivere. Aver paura della sofferenza equivale ad aver paura di vivere. Negli oscuri abissi del mare, nelle prove con cui il mare saggia l’anima dei naviganti c’è la vita; non a caso Dio ha fatto del mare lo specchio del cielo (Dio ha dato al mar l’abisso e la minaccia/ ma è lì, nel mar, che ha rispecchiato il cielo).

di Tinuccia Russo
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