Il regno di Dio, il regno dei cieli
L'aspetto fondamentale dell'evento Gesù è l'annuncio del Regno di Dio. Gesù si incarna, vive e muore per questo, in quanto «Re del nuovo Regno di quel Dio che è il suo Abbà» (cit.). La sua Parola perciò più che una dottrina, proclama un evento, un progetto di vita, il Mysterion nascosto da secoli che in Lui si è fatto carne. Sbarazzandosi di ogni contenuto nazionalistico del giudaismo, Gesù ha dato una interpretazione universalistica proclamando che il Regno non è esclusivo appannaggio del solo popolo ebraico, ma di ogni carne, circoncisa o no che sia. Ha detto chiarissimamente che Dio non tollera classi di merito, ma include tutti, principalmente coloro che sono esclusi dalla religione: poveri, ammalati, ignoranti, pubblicani, prostitute, eretici, pagani, donne e bambini. Tutti ! Questa apertura al mondo intero e ad ogni categoria di persone non è cosa di poco conto: «nessuna restaurazione del regno di Israele, nessuna guerra santa contro i pagani occupanti, nessuna esclusione e nessun privilegio per i professionisti della religione». Per noi che crediamo in Gesù, invece, il rischio è un altro: dobbiamo necessariamente abbandonare l'idea di un regno che sia solo spirituale, lontano dalle esigenze reali e concrete dell'uomo. Dai semplici battezzati fino alle alte gerarchie, dobbiamo ammettere una storica infedeltà di fronte all'annuncio di Gesù: abbiamo fin troppo tradito gli ultimi e per troppo tempo. Perché è fuori discussione che i destinatari del Regno sono proprio loro, gli anawim, gli oppressi, coloro che nulla possiedono se non la nuda ricchezza della loro umanità. Vero è che la Chiesa è per tutti, ma Gesù si è manifestato al mondo attraverso l'austera via della povertà (cfr. LG 8); il Signore ha esplicitamente proclamato che è venuto nel mondo per occuparsi non dei potenti, non dei ricchi, non dei sapienti, ma dei diseredati, degli oppressi, degli schiavi, dei malati, degli emarginati, della gente semplice. E' certamente meno impegnativa una religione che si occupa solo dell'invisibile, del settore «Dio-anima-eternità»; molto meno facile è vivere una fede che ci costringe a fare i conti con la vita reale, che ci spinge ad impegnarci ogni giorno per trasformare questo mondo violento e fratricida in un regno d'amore e di pace. Ci viene difficile pensare alla vita eterna non come la dimensione del dopo morte, ma la scelta, fin da ora, di uno stile di vita che esprima la tenerezza e l'amore del Padre per ogni creatura umana, e questo sempre a partire dagli ultimi. Ogni singolo gesto, ogni parola di Gesù tende a questo fine : nella misura in cui le esigenze del Vangelo permeano la vita, la logica e la spiritualità della Chiesa, il Regno di Dio diventa realtà. Il Regno è nient'altro che l'amore gratuito del Padre per ogni uomo raggiunto nella sua situazione storica, nella quotidiana lotta contro la tentazione del potere e contro la morte. Una Chiesa che ha come centro il Regno di Dio, non solo annuncia e vive il Vangelo, ma si preoccupa di non ostacolarlo con le sue scelte storiche. Una Chiesa così è ben lontana dal benedire governi oppressivi per ottenere privilegi e vantaggi economici né rimane muta di fronte alle tante guerre che affliggono l'umanità o alla continua e scandalosa corsa agli armamenti voluta dai potentati economico finanziari. La prospettiva del Regno di Dio ci libera da simili seduzioni e ci restituisce alla purezza del Vangelo della Pace, che è Cristo Gesù. Ben consci di queste ed altre insidie, la nostra fede esige sempre che non adattiamo il Vangelo alle nostre paure e ai nostri interessi, ma che giudichiamo il nostro stile di vita e le nostre convinzioni alla luce dell'esempio di vita di Gesù. Il Regno è vivere nella maniera in cui Gesù è vissuto, mettendo in discussione anche ciò che riteniamo indiscutibile perché l'amore e la fraternità universale possano finalmente fiorire. In eterno e per sempre.
di Santino Coppolino
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