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Il rischio del sì per sempre... Aspetti della crisi e prospettive

Un compito assai arduo immaginare oggi la parrocchia del futuro. Un piccolo gregge disorientato e rinchiuso nei propri recinti, senza le guide preposte alla sua cura è l’immagine che di primo acchito mi sovviene. È evidente che malgrado i pressanti moniti di papa Francesco persiste una Chiesa immobile, stantia, troppo legata ad uffici parrocchiali e sagrestie, che non sa “abbracciare il mondo” in cui vive. Si riscontra un calo vertiginoso delle vocazioni al ministero presbiterale. I sacerdoti sono pochi e molti di loro più che dalla cura delle anime sono assorbiti dal risolvere le gravose incombenze amministrative e burocratiche legate alla gestione della parrocchia, dove diventa sempre più difficile incidere sulla formazione delle coscienze, incontrare i giovani ed attrarli verso un ideale alto, stare con loro, intessere relazioni significative, coinvolgerli in esperienze di servizio, far breccia nel loro cuore col proprio stile di vita, accompagnarli in un serio cammino di discernimento. La figura del prete oggi solo raramente è attrattiva. Gli Istituti religiosi maschili e femminili, le varie Congregazioni, i Monasteri sono diventati sterili e lasciano un vuoto incolmabile nel campo educativo, sociale, caritativo. I Seminari risultano spesso inadeguati alla formazione di sacerdoti maturi dal punto di vista emotivo, affettivo, relazionale. C’è da notare che anche le vocazioni al matrimonio tuttavia vanno scemando e molti giovani, nati e cresciuti in una società profondamente secolarizzata e centrata sul culto dell’effimero e del provvisorio, stentano ad impegnarsi in un rapporto stabile e duraturo.

“Laicizzare” un po’ l’organizzazione clericale, affidare le comunità a uomini (e forse donne) di provata fede e di buone capacità relazionali sarà la strada obbligata per le comunità cristiane del futuro, ma l’esito è incerto perché oggi anche tra i laici rispetto al passato si riscontra una maggiore difficoltà a dedicare tempo al servizio gioioso, gratuito, disinteressato del Popolo di Dio e poi, tra l’altro, sono ancora tanti quei fedeli che non riescono ad immaginare una Chiesa senza la presenza sacrale del Sacerdote. Altro problema su cui riflettere è quello relativo a tutti quei sacerdoti, religiosi e religiose che ogni anno si dimettono dagli impegni che avevano assunto e tornano nella società per iniziare una nuova vita, diversa dalla precedente, pagando un prezzo altissimo, soprattutto a livello psicologico, per questa loro defezione, con l’amarezza di sperimentare la diffidenza della gente, la perdita dei legami affettivi precedenti, l’abbandono della Chiesa che si ama ma non si può più servire, ricominciando da zero ma per fortuna, come si evince da tante testimonianze, conservando la fede. Costoro, pur non avendo mantenuto le promesse sono sempre amati dal Signore, malgrado le loro fragilità e potrebbero sicuramente dare un grosso apporto nelle comunità, dalle quali invece vengono tenuti ai margini. Questi sono i dati attuali che emergono dalle ricerche statistiche che ci dicono tuttavia che sono aumentate le vocazioni nei Paesi di più recente evangelizzazione, talvolta poveri, e che nei Seminari, giovani stranieri per lo più dell’Africa, si stanno preparando al Presbiterato. Sono in tanti a chiedersi tra l’altro se il calo delle vocazioni non sia strettamente legato alla difficoltà di tanti preti a vivere serenamente la scelta obbligata del celibato. Questa è una regola disciplinare e pastorale, non fondante il Sacerdozio stesso, non presente nella prassi della Chiesa dei primi tempi così come ci testimonia la Sacra Scrittura. Torneremo su questo.


di Pina Torre


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