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In te, Signore, ho sperato

Un senso di smarrimento, di confusione, di angoscia, registro, talvolta, tra i pochi preti con cui riesco a confrontarmi sulle questioni le più diverse riguardanti la vita delle nostre parrocchie, sentimenti avvertiti anche tra i laici operatori pastorali che condividono la responsabilità dell’animazione evangelizzatrice, liturgica e caritativa delle comunità cristiane. Costatiamo con amarezza e frustrazione, da anni, che a fronte di tante energie profuse e svariate iniziative pastorali attuate, il “gregge” diventa sempre più piccolo, si assottiglia di numero, stanco, invecchiato e quand’anche sembrerebbe che ci sia una ripresa di entusiasmo, una vitalità nuova, tutto è segnato dalla precarietà, dalla “liquidità”.

Se poi allarghiamo lo sguardo, lo stesso papa Francesco faceva notare alla Curia romana nel 2019: “Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata”.

Le ragioni di questo passaggio d’epoca sono davvero molteplici: dal cambio del paradigma culturale, particolarmente “relativista”, ai modelli etici totalmente destrutturati in nome di “diritti” individuali più o meno “libertari”, alla perdita di credibilità della istituzione chiesa, in tutte le sue articolazioni, a causa dell’enormità degli scandali, al diffuso clima di insignificanza della trascendenza, di ciò che supera i bisogni quotidiani del cibo, dei vestiti, del divertimento, dello star bene, e aggiungerei che perfino la malattia e la morte non vengono più avvertite come situazioni limite per tornare ad interrogarsi sul senso dell’esistenza.

In verità nel corso dei secoli, ogni epoca ha conosciuto espressioni di fede varie, ora fiorenti, ora segnate da traviamenti, ora da riprese vigorose.

La pandemia sta mettendo a dura prova l’impianto della pastorale e ne mette a nudo tutte le criticità, ma sono certo che nulla ci potrà separare dall’amore di Cristo. “La Chiesa va avanti tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni del Signore". Accogliamo l’esortazione del Papa “a non lasciarsi vincere dalla tribolazione e dalle difficoltà. L’invito è a vivere ogni situazione uniti a Cristo, che carica su di sé tutta la sofferenza e il peccato del mondo per portare luce, speranza, e redenzione”.


Mons. Santino Colosi

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