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“Invisibili” sui marciapiedi della città

Basta poco per rendere felice una persona: non servono effetti speciali o miracoli, specie per chi non ha nulla. Fuori da una stazione gelida, avvolta dal buio della notte, semplici donne e uomini. Stanno lì, avvolti da alcune coperte di fortuna che ogni tanto qualcuno gli porta o che spesso trovano per terra o accanto alla spazzatura, perché altri hanno pensato di disfarsene. Per taluni “anonimi”, eppure uomini con una storia, più o meno bella, da raccontare. Poveri, di tutte le età, di diverse etnie, che stanno lì per varie ragioni. C’è chi ha perso tutto, chi è arrivato in Italia cercando fortuna e invece ha trovato solo miseria, e chi, per avere un pezzo di pane, è costretto a vendere il proprio corpo. La loro casa è la strada; sono i poveri: gli ultimi di cui ci parla il Vangelo. Spesso quasi nessuno si avvicina a loro; non hanno amici, non hanno nessuno con cui poter parlare, sono soli, abbandonati da tutti. Qualche mese fa, insieme ad alcuni compagni di seminario, abbiamo fatto una splendida esperienza con la comunità “S. Egidio” di Messina. Nulla di straordinario ma, allo stesso tempo, un qualcosa dal sapore prettamente evangelico. Dopo un breve momento di preghiera, intorno alle ore 20, insieme con alcuni volontari, ci siamo spostati nei pressi della stazione ferroviaria di Messina, dove, ad aspettarci, c’erano loro: prostitute, clochard, immigrati, o, semplicemente, “uomini”. Avevamo con noi delle buste bianche al cui interno erano state preparate delle vaschette contenenti pasta, pane, qualche merendina, una bottiglietta d’acqua e un frutto. Cose semplici: il minimo indispensabile per poter resistere ad una giornata gelida tra pioggia ed intemperie. Il nostro compito era quello di consegnare il cibo a coloro che erano “nascosti” nei pressi della stazione. Dopo esserci messi in cammino andando alla ricerca di questi “invisibili”, abbiamo scoperto la bellezza di questa esperienza. Non abbiamo semplicemente consegnato dei pasti; abbiamo “incontrato” degli uomini e delle donne, ci siamo fatti “incontrare”; abbiamo ascoltato le loro storie, le loro angosce, i loro rimpianti; abbiamo fatto esperienza di Cristo. Tantissime persone, tante ragazze costrette a prostituirsi da uomini della malavita, ragazzi disidratati stesi per terra, uomini coperti di cartoni e coperte per cercare di ripararsi dal freddo. È stato bello poter entrare in relazione con loro: avvicinarsi, tendergli la mano, guardare i loro occhi lucidi mentre parlavano dei loro figli che non vedevano da anni; esperienze che fanno crescere, che fanno pensare. I poveri non sono persone da evitare, non sono uomini di cui aver paura. Anche su un lettino fatto di cartoni possiamo incontrare Dio… quel Dio che ha scelto di venire al mondo in una mangiatoia, nella povertà di una stalla; che si è fatto “povero tra i poveri, per amore”. “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi […] tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.” (Mt 25, 35-40)













di Louis Manuguerra

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