ISRAELE-PALESTINA
“Danni collaterali”. Così nel freddo linguaggio della guerra è definita la morte il 19 ottobre, a seguito di un raid dell’esercito israeliano, di numerosi sfollati palestinesi di Gaza, sia cristiani sia musulmani, che avevano cercato un rifugio sicuro nel complesso dell’antica chiesa greco ortodossa di San Porfirio, luogo della tomba dell’eremita e vescovo di Gaza agli inizi del V sec. Due giorni prima un razzo, sulla cui provenienza sia Israele sia Hamas negano di essere responsabili, aveva colpito zone adiacenti a un ospedale cristiano-battista, causando un massacro di centinaia e centinaia di vittime tra gli sfollati, anche in questo caso musulmani e cristiani. Purtroppo, sin dal terribile attacco terroristico di Hamas all’interno di Israele, in molti giornali, TV e siti d’informazione, vediamo una contrapposizione del tutto acritica tra due opposte tifoserie: da una parte i sostenitori dello Stato d’Israele e del suo legittimo diritto a difendersi e dall’altra i difensori dei Palestinesi e della loro legittima aspirazione di avere un proprio Stato sovrano. Tutto ciò non aiuta molti cittadini e credenti a giungere ad una comprensione globale del conflitto. Al contrario, capire la questione israelo-palestinese dovrebbe riguardare tutti, in primo luogo per le sofferenze di entrambe le parti. Proprio le due stragi precedentemente menzionate ci ricordano che il territorio palestinese, non solo la Striscia di Gaza, ma anche la Cisgiordania e Gerusalemme Est, è abitato da una minoranza di cristiani, presenza che negli ultimi decenni ha rivestito una funzione di mediazione tra israeliani e palestinesi. Purtroppo, a causa del perenne stato di tensione con Israele, molti cristiani negli ultimi anni sono andati via dalla Palestina. Soprattutto, le numerose vittime di Gaza ci dovrebbero far riflettere anche sul fatto che non tutta la popolazione della Striscia è identificabile con i terroristi di Hamas e che i civili, molti sono bambini, sono usati, in questo come in molti altri conflitti, come scudi umani. Allo stesso modo, dobbiamo pensare alle motivazioni della dura risposta militare dello stato d’Israele alla strage compiuta da Hamas: occorre considerare la storia, dalla millenaria condizione di diaspora che gli Ebrei hanno vissuto, nonché i secoli di antigiudaismo da parte cristiana e di antisemitismo razziale culminato nell’olocausto nazista, infine le modalità militari della nascita dello Stato d’Israele nel 1948 e i vari conflitti con i Paesi Arabi. Insomma, una condizione di perenne minaccia che il popolo ebraico ha vissuto, Tuttavia, oggi, l’equazione israeliano=ebreo proposta semplicisticamente da vari media non è del tutto esatta. Infatti, la popolazione dello Stato d’Israele è piuttosto eterogenea: la maggioranza è di ebrei-israeliani ma un quarto è di arabo-israeliani di origine palestinese; molte sono le differenze tra gli stessi ebrei-israeliani per la loro provenienza geografica e per le varie tendenze in cui l’ebraismo è articolato; tra gli arabo-israeliani ci sono cristiani di varie confessioni; una parte significativa della popolazione si dichiara atea. La stessa società israeliana è caratterizzata da profonde tensioni interne: dalle proteste di massa fino ad alcune settimane fa contro il governo Netanyahu all’assassinio nel 1995 del primo ministro Rabin (che aveva firmato con il capo dell’OLP Arafat gli Accordi di Oslo) ucciso in un attentato da un estremista ebreo contrario al processo di pace. In conclusione, tra palestinesi e israeliani e sostenitori di entrambe le parti, in Occidente come nel mondo arabo, in questo momento prevale l’odio. Come ha recentemente ricordato il filosofo Edgar Morin l’opinione pubblica “deve fare di tutto per respingere l’odio” e “per arrivare a un inizio di comprensione reciproca”. Morin, filosofo della complessità, ci chiede di pensare in termini complessi alla questione israelo-palestinese. Solo così si può far ripartire il processo di costruzione della pace in una terra che, non dimentichiamo, è santa per ebrei, cristiani e musulmani.
di Alessandro Di Bella
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