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L’anticristo e gli anticristi

Per molti gruppi fondamentalisti cristiani - cattolici e protestanti - e per l'estrema destra americana (ed anche italiana), non vi è alcun dubbio che le attuali guerre, in Europa e in Palestina e la pandemia di coronavirus che dal 2020 affligge il mondo, sono un castigo di Dio per i peccati di Papa Francesco, comunista, massone e satanista. Per costoro Bergoglio non è il vero Pontefice della Chiesa Cattolica, bensì l'anticristo. L'elenco delle sue colpe è lungo e variegato: dall'apertura ai divorziati risposati a quella agli omosessuali, dall'accoglienza degli immigrati alla denuncia dei profitti economici illeciti, dalla salvaguardia del creato all'eccessiva attenzione ai poveri, dal dialogo fraterno con ebrei e musulmani alla denuncia della produzione e della vendita delle armi. Abbastanza per scatenare un flagello di dimensioni bibliche non solo sul colpevole di tutto questo, Papa Francesco appunto, ma addirittura sull'intera umanità (il Padreterno quando ci si mette lo fa alla grande). Ma chi è in realtà la figura dell'anticristo, cosa dicono le Sacre Scritture e come è riconoscibile? Prima di ogni cosa diciamo che la preposizione anti che precede Cristo, non indica opposizione bensì sostituzione, per cui la figura dell'anticristo è una presenza subdola in quanto non agisce apertamente come un nemico di Cristo facilmente identificabile, ma al contrario si erge quale suo paladino. L'anti-Cristo, infatti, si propone come strenuo difensore della tradizione, un fedele osservante ed interprete dell'eterna e immutabile dottrina. In questo il Nuovo Testamento ci viene in aiuto e le Lettere di Giovanni ci danno alcune indicazioni per riconoscere e smascherare l'anticristo: «Ogni spirito che non confessa Gesù non viene da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo» (1Gv 4,3). L'anticristo è colui che non confessa Gesù (lett. scioglie = solvit Iesum, Vulg.), lo dissolve, lo vanifica, utilizzando di Cristo solo ciò che è nel suo interesse, celando e manipolando il resto. Un altro criterio riguarda l'umanità stessa di Gesù: «Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori che non riconoscono Gesù venuto nella carne: ecco il seduttore e l'anticristo» (2Gv 1,7). E' la carne, cioè l'umanità di Gesù, lo scandalo per l'anticristo, non solo perché non gli interessa la sua umanità, ma perché la vede come un intralcio al suo agire. Per ottenere il suo scopo, l'anticristo accentua la divinità di Gesù che lo separa e allontana dagli uomini a scapito della sua umanità, la carne appunto, che lo unisce e lo avvicina. Il progetto di Dio si è realizzato, e ancora si realizza, nella carne cioè nella debolezza, nella fragilità dell'umana esistenza, è attraverso la carne che il dono di Dio si fa concreto, reale ed efficace, non esistono doni di Dio che non si esprimono attraverso la carne. San Policarpo di Smirne, Padre della Chiesa e discepolo dell'evangelista Giovanni, così scrive ai cristiani di Filippi: «Chi non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne è un anticristo» (Lettera ai Filippesi 7,1). Il pericolo più grande è dovuto al fatto che l'anticristo non è una realtà singola tale da poter essere facilmente individuata, circoscritta e neutralizzata, ma plurale: «Molti anticristi sono già venuti... » (1Gv 2,18). La loro pericolosità consiste nel fatto che non agiscono al di fuori o contro la comunità dei credenti, ma si annidano al suo interno proponendosi come campioni di ortodossia. Costoro altro non sono che lupi rapaci travestiti da pecore (cfr. Mt 24,24), manipolano il messaggio di Gesù ostentando simboli religiosi e discorsi edificanti, ma lo fanno per il loro personale tornaconto.  Sono stucchevoli ripetitori che non si lasciano minimamente permeare o soltanto sfiorare dalla Parola del Vangelo che vanno predicando e i loro attestati di ortodossia sono solo delle ridondanti parole che non sortiscono alcun effetto. Gesù è inviato dal Padre per liberare gli uomini da ogni forma di oppressione e schiavitù, gli anticristi, invece, utilizzano il nome di Dio per opprimere e sottomettere. Gesù ha dato ai suoi discepoli la possibilità di discernere il Buon Pastore, quello autentico, il legittimo, quello dà la sua vita per le sue pecore, dal mercenario, che quando «vede venire il lupo abbandona il gregge e fugge, perché non gli importa delle pecore» (Gv 10,11-12). Tra i due modelli non vi è alcuna possibilità di conciliazione.

 di Santino Coppolino


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