L’attesa di un Dio non atteso dagli uomini
Le nostre comunità cristiane in questi giorni vivono l’ Avvento, un tempo di attesa… ma attesa di Chi? Attesa di cosa?
Attendere. Un bel verbo; una semplice parola ma dal significato profondo. Attende una madre, per nove mesi, la nascita della meravigliosa creatura che porta in grembo; attende un giovane quella chiamata di lavoro che spera arrivi presto; attende un padre, tutta la notte, pensieroso per quel figlio che non è ancora tornato a casa; attende un bimbo, che non vede l’ora di giocare con i compagni che non vede da tempo.
Ecco, l’ “attendere” non è mai un’ azione volta verso la morte, bensì un qualcosa che va incontro alla vita. Nessuno può “attendere di fare il male”… non è assolutamente possibile. Il verbo attendere ha un significato che spesso sottovalutiamo: Ad-tendo, “tendere verso”. L’attesa non è un qualcosa che si fa stando “con le mani in mano”, piuttosto, con un cuore messo “in moto”. Comporta sacrificio, dedizione… cuore aperto. Non è possibile attendere lasciando il proprio cuore chiuso; non è possibile attendere senza avere le braccia protese verso l’Altro. L’Avvento è il tempo dell’attesa per eccellenza: il tempo in cui aspettiamo il Signore Gesù, un Dio “tra gli uomini”, che si fa uomo per Amore.
A volte preferiamo “non attendere”, preferiamo il “non fare” piuttosto che preparare il nostro cuore al Natale, piuttosto che preparare quel buon terreno fertile in cui quel seme della Parola di Dio possa attecchire e germogliare. Buttiamo via, come se niente fosse, questo tempo di grazia. Forse non ci importa poi molto…Forse il mistero dell’Incarnazione non è per noi nulla di così importante.
Forse quel Dio che attendiamo non è poi tanto atteso dagli uomini.
di Louis Manuguerra
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