L’incontenibile gioia di una nonna
La celebrazione del Natale ci fa rivivere ogni anno il compimento della profezia di Isaia 9,5 “… un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”. L’apostolo Paolo scrive alla comunità dei cristiani dicendo che “…quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4,4). È questo il grande mistero dell’incarnazione dell’Ineffabile che scende nella contorta trama della storia umana e che ci apre allo stupore del “tutto è possibile a Dio” (Lc 1,37).
La festa del Natale da sempre suscita gioia e meraviglia, per me ancor di più quest’anno in cui la mia vita è stata allietata dalla nascita dei miei due nipotini Giuseppe e Pablo, che si aggiungono a Sarah, colei che quattro anni fa, per prima, mi ha donato la gioia di essere nonna.
Che dire? La vita è un mistero e spesso è meravigliosa.
Con la nascita dei miei tesori mi sono convinta ancor di più che nella vita siamo chiamati ad amare per realizzare il senso più vero dell’esistere, anche se è pur vero che più amori coltivi e più soffri perché temi sempre di perdere ciò che ami. Insieme alla felicità per queste vite che si schiudono davanti ai miei occhi, avanza parallela l’ansia e il timore che possa accadere loro qualcosa di terribile che sottragga il bene che essi rappresentano per me e la salvezza che mi donano con la loro presenza. Mi chiedo spesso come si fa a far del male ad un bimbo, eppure accade e la sofferenza degli innocenti continua a rimanere un mistero anche quando essa è frutto della cattiveria degli adulti. I figli li abbiamo messi al mondo ma non ci appartengono, il loro destino non dipende da noi e lo stesso principio vale per i nostri nipoti. Mi auguro che crescano orientati al vero bene, che siano custoditi nella salute del corpo e dell’anima, che la fede in Cristo Gesù che presto riceveranno nel battesimo sia alimentata e nutrita in famiglia e che io possa contribuire in questa impegnativa opera. Sono infatti convinta che noi nonni contiamo tanto nella formazione umana e spirituale delle giovani generazioni. Se io sono quella che sono (e malgrado tutto non sono poi così male) lo devo anche alla vitale e costante presenza dei miei nonni che insieme al sapore buono del lardo, della ricotta fresca, del latte di capra appena munto, della carne arrostita sulla brace, della salsa col basilico, mi hanno donato tanto amore e tanti buoni insegnamenti che hanno messo radici profonde nel mio cuore.
Pina Torre
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