La Chiesa che vorrei
Dopo un intenso periodo di esami, di stress, capita spesso di mettersi lì, seduti alla scrivania, semplicemente a pensare. È lì, proprio da quella sedia, che possono iniziare viaggi che toccano il cuore, letture che aprono la mente, o semplicemente, si può dar vita a sogni fatti “ad occhi aperti” che, una volta conclusi, ci riportano repentinamente alla realtà. A volte basta poco per “tornare dentro se stessi”. Ed è proprio mentre cercavo di spaziare con la mente che lo sguardo mi cade su un “libricino” che per tutto il tempo era rimasto lì, su quella scrivania, e che, di tanto in tanto, sfogliavo cercando qualche spunto per esami o quant’altro. Al centro un semplicissimo titolo: “Documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II”. Decido di riprendere a leggere qualcosina, e così, sfogliando velocemente qualche pagina, mi imbatto in uno dei numeri della “Gaudium et Spes” che avevo precedentemente sottolineato: “La Chiesa è composta da uomini chiamati a formare la famiglia dei figli di Dio. Essa cammina insieme con l'umanità tutta.” (cfr. Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et Spes, 40). Parole semplici e nuove, seppur scritte circa sessant’anni fa; frasi che mi hanno fatto davvero pensare… Ma la Chiesa sta veramente camminando con l’umanità? Gli uomini si sentono parte di essa? Credo di no. Già a partire dalle nostre comunità parrocchiali viene meno il senso di appartenenza. E se ancora, dopo tutti questi anni, il problema persiste, significa che forse abbiamo sbagliato qualcosa; significa che forse dovremmo riprendere di tanto in tanto questi documenti: rileggerli, farli nostri, accettarli, ripartire da qui. È ovvio che, se la Chiesa non cammina con l’umanità, l’uomo non si sentirà mai parte di essa. La tanto discussa “Chiesa in uscita” deve da oggi “stare” veramente accanto all’uomo, farsi prossima, camminare con lui e annunciare Cristo a partire dal quotidiano. Senza una “vicinanza”, una prossimità, si rischia di parlare solo di cose astratte, di problemi che l’uomo ha e noi discutiamo superficialmente nelle nostre assemblee… ma manca un passaggio fondamentale: il vivere ogni difficoltà, ogni situazione, ogni gioia, con l’uomo, accanto a quell’umanità che soffre. Bisogna realmente essere “membra vive del corpo di Cristo”. Non possiamo solamente redigere documenti che forse nessuno mai leggerà. Dobbiamo essere attenti ai bisogni della gente e camminare con essa! Dobbiamo, oggi più che mai, declericalizzarci e vivere il più possibile il Vangelo: essere uomini e donne che hanno voglia di “vita”, di giovinezza… che non stanno fermi ad aspettare che il tempo passi, ma che sappiano spendersi e dialogare con l’altro. Ecco la Chiesa che vorrei: una madre che sappia essere attenta ai bisogni dei suoi figli, che abbia il coraggio di camminare con l’uomo, che sappia rinnovarsi e svecchiarsi.
di Louis Manuguerra
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