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La Chiesa di Sicilia e la parresia di papa Francesco

Parresia, nel testo greco del Nuovo Testamento, sta ad indicare il coraggio e la sincerità nel parlare apertamente. Difficile immaginare, quindi, una parresia-franchezza maggiore di quella usata da papa Francesco in occasione del discorso ai vescovi e ai sacerdoti delle Chiese di Sicilia (9 giugno - Roma). Qui mi limito a sottolineare solo un punto del denso discorso papale e, in particolare, il riferimento specifico all’attuazione del Concilio Vaticano II in Sicilia: “cosa che mi preoccupa, mi preoccupa abbastanza”. “La riforma che il Concilio ha avviato, come va, fra voi? La pietà popolare è una grande ricchezza dobbiamo custodirla, accompagnarla affinchè non si perda. Anche educarla…ma la liturgia, come va? Come predicano i preti siciliani, se predicano come è stato suggerito nella Evangelii gaudium o se predicano in modo tale che la gente esce a fumare una sigaretta e poi torna…quelle prediche in cui si parla di tutto e di niente. Tenete conto che dopo otto minuti l’attenzione cala, e la gente vuole sostanza. Un pensiero, un sentimento e un’immagine, e quello se lo porta per tutta la settimana. Ma come celebrano? Io non vado a Messa lì, ma ho visto delle fotografie. Parlo chiaro. Ma carissimi, ancora i merletti, le berrette…, ma dove siamo? Sessant’anni dopo il Concilio!”. Il Papa conclude con l’auspicio “che la insularità non impedisca la vera riforma liturgica che il Concilio ha mandato avanti”. La Sicilia nella sua storia millenaria è stata spesso crocevia di culture, anche da un punto di vista religioso. Se le Chiese di Sicilia, a sessant’anni circa dalla conclusione del Concilio, mostrano di non avere ancora pienamente recepito il cuore del rinnovamento conciliare rappresentato dalla riforma liturgica non dipende credo tanto dall’insularità, ma le osservazioni del papa vanno comunque prese sul serio, perché esprimono bene come viene spesso concepito il ruolo del clero (vescovi e preti) in Sicilia. Merletti e berrette stanno ad indicare la ricerca di un’identità esteriore, un ruolo separato dal popolo di Dio, una sacralità che allontana ed isola il prete dagli altri: “La figura sacerdotale in mezzo al popolo, di bravi sacerdoti, è importante perché in Sicilia, si guarda ancora ai sacerdoti come a guide spirituali e morali, persone che possono anche contribuire a migliorare la vita civile e sociale dell’Isola, a sostenere la famiglia e ad essere riferimento per i giovani in crescita. Alta ed esigente è l’attesa della gente siciliana verso i sacerdoti”. La parresia di papa Francesco è un grande stimolo ed incoraggiamento alla correzione fraterna e le Chiese di Sicilia non devono lasciar cadere la forza di questo discorso. Non solo il clero, ma anche i laici potrebbero trarre elementi preziosi per rinnovare il tessuto ecclesiale e civile della società siciliana.

di Dino Calderone



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