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La chiesa in Italia. Uno sguardo

Nei giorni scorsi, il 17 novembre, ai vescovi delle chiese che sono in Italia, il card. Matteo Zuppi ha offerto una chiave di lettura dell’attuale momento storico, della situazione odierna, ed ha indicato a tutti l’ora presente come un “ kairós”, un tempo opportuno, il tempo in cui Dio è presente e si manifesta nella fragilità, potremmo dire con una espressione cara al sociologo e profeta Zygmunt  Baumann, nella “liquidità” della società da abitare come cristiani con responsabilità piuttosto che condannare o a cui contrapporsi sterilmente. Un discernimento sapienziale per riconoscere il Dio sempre presente nelle pieghe e contraddizioni della cronaca, della storia, che viene incontro agli uomini che Lo cercano nonostante le loro contraddizioni e derive. E da qui l’invito, il compito, a ripensarsi, a vivere ed a testimoniare, come piccole comunità vive, la fede anche nell’oggi.  Questo tempo liturgico dell’Avvento susciti nei cuori l’attesa di Dio e il desiderio di lasciargli spazio da abitare dentro ciascuno di noi.Vi propongo, ora, due brevi stralci dell’articolato discorso del cardinale di Bologna. Il kairós “La fine della cristianità non segna affatto la scomparsa della fede, ma il passaggio a un tempo in cui la fede non è più data per scontata dal contesto sociale, bensì è adesione personale e consapevole al Vangelo. Se quindi la cristianità è finita, non lo è affatto il cristianesimo: ciò che tramonta è un ordine di potere e di cultura, non la forza viva del Vangelo. Per questo, non dobbiamo avere paura ma rinnovare il nostro impegno a essere testimoni gioiosi del Risorto. Non dobbiamo diventare mediocri, spaventati, paurosi nella paternità e nell’assumerci responsabilità, ma più evangelici e cristiani! In questo orizzonte, la fine della cristianità non è una sconfitta, ma un kairos: l’occasione di tornare all’essenziale, alla libertà degli inizi, a quel “sì”  pronunciato per amore, senza paura e senza garanzie. Il Vangelo non ha bisogno di un mondo che lo protegga, ma di cuori che lo incarnino. È in questa situazione di “vulnerabilità” che la Chiesa riscopre la sua forza: non quella del potere, peraltro spesso presunto come le ricostruzioni sulla rilevanza della Chiesa, ma quella dell’amore che si dona senza paura”. Il compito «La priorità è certamente trasmettere la fede, renderla viva, attraente, farla scoprire nascosta nelle attese e nei desideri del cuore, aiutando a ritrovarne le parole e la prassi. Ecco il nostro orizzonte e la nostra passione. Guardando tanti “senza tetto spirituali” sentiamo la loro condizione, spesso piena di sofferenza, una domanda per costruire case di preghiera, di fraternità con Dio e con il prossimo, dove sperimentare la maternità della Chiesa e vivere l’ascolto della parola che diventa vita» (Zuppi card. Matteo Maria, Introduzione alla 81° Assemblea Generale della CEI, Assisi 17 novembre 2025).

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di don Santino Colosi

 

 
 
 

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Creato da Filippo Maniscalco

Gestito Antonino Cicero

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