top of page

La fede al tempo della guerra

“Papa Francesco interviene contro la guerra, ma ... Il Papa non può che dire ciò dice, ma ... “ fino all'imbarazzante: “Fate tacere il signor Bergoglio!”. C'è sempre un "ma" che, in tanti troppi stucchevoli commenti, accompagna il NO alla guerra del Papa per “contestualizzarlo" e "depotenziarlo". Il Papa continua a ripetere che la guerra è un'avventura senza ritorno, sulle orme dei suoi immediati predecessori, in particolare di S. Giovanni Paolo II, ma anche le parole di Papa Wojtyla, in occasione delle due guerre all'Iraq e di quella dei Balcani, vennero contestualizzate e derubricate anche e principalmente dentro la Chiesa. La fede cristiana riguarda la vita quotidiana nella trama complessiva degli avvenimenti, personali e collettivi, che la caratterizzano. Siamo figli di Dio nella Persona di Gesù di Nazareth, per opera dello Spirito Santo, e per comprendere cosa qualifica la nostra fede dobbiamo necessariamente riferirci al Signore Gesù, al suo esempio di vita, in buona sostanza alla più antica delle Tradizioni della Chiesa: il Vangelo. Gesù è il Volto e la Parola di Dio nella grazia della sua umanità, ma se le Chiese abbandonano il loro Maestro e Signore, “fonte d'acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate che non contengono l'acqua” (Ger 2,13), tradiscono sé stesse, ma soprattutto il progetto d'amore che Dio sogna per ognuno di noi. Con singolare puntualità, ogni qualvolta la situazione diventa drammatica e la vita precaria, la tentazione di coprire la violenza sacralizzandola principalmente attraverso un uso distorto della Sacra Scrittura, diventa una pratica utilizzata con disinvoltura. Il Dio che protegge "le nostre truppe" che vanno ad uccidere le truppe dell'esercito nemico è una bestemmia che ancora oggi risuona blasfema fra i credenti, anche sulla bocca di cardinali, vescovi e preti. Occorre un sussulto di dignità e una denuncia lucida delle eresie che ascoltiamo da capi di stato e di governo, ma anche da capi di chiese. “La Tradizione Cristiana, quella autentica, non merita questi contro testimoni “ (cit.). I ministri della Chiesa sono le persone meno giustificate nell'usare i testi sacri contro qualcuno, come vessillo di una parte contro l'altra. Il cristianesimo e Cristo stesso non si prestano a queste strumentalizzazioni odiose, che diventano bestemmie anche sulla bocca dei gradi più alti della gerarchia ecclesiastica. Ciò è accaduto in passato e accade anche oggi. Quando si chiama in campo Dio per demonizzare ed ammazzare 'i nemici', i responsabili delle Chiese e i singoli fedeli hanno il dovere di non permettere che questo accada. Un ortodosso (Putin) e un cattolico (Biden) del tutto analfabeti nella Fede, che come capi di Stato sfigurano, deturpano e oltraggiano la Parola da cui dovrebbero essere guidati e orientati, è un gravissimo problema, perché si permette loro la peggiore idolatria, la bestemmia più grave: quella che sostituisce all'intenzione del testo sacro una sua lettura di parte, di separazione, di opposizione, di morte.

La Parola della Vita che è per tutti, diventa minaccia di morte per gli altri. Nessuno può permettersi di gettare nel fango la Parola di Dio, di ridurla a supporto delle sue politiche di potenza e di morte. “Il Dio di Gesù Cristo riprova queste parole, le sputa, le condanna e le sovverte” (cit.). L'inerzia di una tradizione della Chiesa opaca e distorta è ancora molto forte. “Il Concilio Vaticano II ha modificato doverosamente e con sapienza molti testi, ma non ha ancora modificato le teste” (cit.). Occorre che i cristiani: cattolici, ortodossi e quelli nati dalla riforma, maturino un linguaggio diverso in cui tutti possano comprendere che, se si vogliono scannare, non possono più farlo in nome di Dio: questo è l'ABC della fede.


di Santino Coppolino

コメント


bottom of page