La formazione dei giovani come presbiteri nel cambiamento d’epoca
Desidero iniziare questa piccola condivisione prendendo spunto dalle parole che Papa Francesco ha rivolto alla Curia Romana (21.12.2019): “Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza”.
I giovani che decidono di accogliere la chiamata di Cristo e seguirlo nella vocazione al presbiterato sono figli di questo tempo, pienamente immersi in questo mondo e coinvolti in tutte le sue dinamiche, che velocemente producono cambiamenti, non sempre lineari, di fronti ai quali gli uomini spesso si trovano disorientati.
Anche tutta la Chiesa, inevitabilmente, sta vivendo il suo “cambiamento” e il Santo Padre per aiutare i battezzati a non perdere l’orientamento, nel mezzo delle mille vicissitudini quotidiane che affrontano, li esorta a rimanere uniti tra loro tenendo fisso lo sguardo su Cristo Gesù; a camminare insieme come Chiesa (cammino sinodale), conservando l’anelito missionario di portare a tutti la gioia del Vangelo. Tale slancio missionario è l’obiettivo che riguarda specialmente i giovani chiamati alla vocazione sacerdotale.
La formazione in seminario li vede coinvolti, per diversi anni, in un intenso percorso finalizzato, innanzitutto, a “trasformare e conformare” il loro cuore a quello di Gesù, in modo da essere gioiosi nello “stare con Lui”, e poi per andare “nel mondo”, verso il prossimo, a “rendere ragione della speranza” (cf. 1Pt 3,15) che li rende uomini liberi e fedeli in Cristo. La formazione deve aiutare i giovani ad acquisire una buona maturità umana, equilibrata, responsabile e capace di donarsi agli altri con generosità; deve favorire una solida preparazione teologica e culturale affinché abbia una “mente aperta”, che sappia mettersi in ascolto della realtà, fare discernimento e sappia coglierne i “segni dei tempi”, in modo da “annunciare, in modo credibile e comprensibile per l’uomo di oggi, il messaggio evangelico, di porsi proficuamente in dialogo col mondo contemporaneo e di sostenere, con la luce della ragione, la verità della fede, mostrandone la bellezza” (Il dono della vocazione presbiterale, n. 116).
Le sfide e le domande che il mondo pone, oggi come ieri, sono sempre tante e la formazione può aiutare a rendere l’animo dei giovani più sensibile a tutte le sollecitazioni. Solo attraverso la preghiera, guidata dallo Spirito Santo, nell’ascolto e nella meditazione della Parola di Dio, potranno aiutare ad interpretare tutto secondo uno sguardo di fede.
di don Luigi de Fazio cpps,
Rettore del Seminario maggiore dei Missionari del Preziosissimo Sangue
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