La grande scelta! La ri-elezione di un Presidente in carica: una eccezione che diventa regola?
Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica. È la seconda volta che accade nella storia repubblicana ed è il secondo presidente più votato, con 64 voti in più rispetto alla sua prima elezione.
Negli ultimi giorni ci si è imbattuti in post e articoli che additavano i nostri parlamentari, chiamati per l’occasione con l’appellativo di “grandi elettori”, come “parassiti” incapaci di svolgere uno dei loro compiti. Per questo mi sono chiesto se per l’ennesima volta la politica ha scelto di non scegliere. Ma è stato realmente così? Non proprio! I grandi elettori hanno cercato di trovare dei nomi e di mettersi d’accordo ma a quanto pare il tempo non è stato a loro favore e per questo è stato individuato con larga maggioranza, ancora una volta, Sergio Mattarella. Sì, in un certo senso, il Presidente della Repubblica è stato rieletto da una classe politica “sconfitta”, incapace di trovare per tempo un nome alternativo. Ma è la sconfitta di tutti! È la sconfitta, tragica, di entrambi gli schieramenti e dei tanti che si sono autoproclamati vittoriosi in questa partita, quando in realtà non ha vinto nessuno.
Qui è bene puntualizzare che, spesso, i parlamentari decidono, si dice in gergo politico, di “bruciare” nomi, “giocando” con uno dei loro compiti più solenni, mentre questo non è affatto un gioco ma bensì una strategia per comprendere effettivamente di quanti voti dispongono; inoltre, possiamo interpretare tale fatto come un segno da parte dei nostri rappresentanti di dire ai colleghi che il loro voto conta. Infine, si è sempre utilizzata questa tattica che ha sollevato tante polemiche e possiamo concludere con il dire che fa un po’ parte della nostra cultura. Certo, potevano evitare alcuni nomi ma almeno l’obbiettivo è stato raggiunto.
Mattarella, dopo aver detto, più volte, di non voler essere confermato nel suo incarico, è stato disposto a sacrificare le sue scelte personali per il bene del Paese e delle Istituzioni. D’altronde, nulla di nuovo sotto il sole, c’era da aspettarselo da un uomo come Sergio Mattarella: un palermitano, un politico, giurista, accademico e avvocato italiano. Dal 1983 al 2008 è stato deputato ed infine, prima di essere eletto per la prima volta nel 2015 13° presidente della Repubblica Italiana, ha svolto il ruolo giudice della Corte Costituzionale. Una personalità, la sua, che si è sempre fatta garante della costituzione e dell’antimafia, uomo di grande fede e coraggio.
È bene ricordare che viviamo un periodo delicato: pensiamo ad esempio alla situazione del PNRR, del Covid-19 e alla questione Ucraina. Vi era un forte bisogno di un Presidente efficace ed efficiente, eletto nel breve periodo.
Nel dibattito di quei giorni da più parti si è sollevata la questione di una modifica della costituzione in merito all’elezione del Capo dello Stato ma davvero pensiamo che una modifica della costituzione aiuti a risolvere il problema sulla scelta del Presidente della Repubblica? Velocità è davvero sinonimo di qualità? Qui cito in risposta le parole del Presidente della Corte Costituzionale: "Non può essere vista come qualcosa che da sola s’innesta in un sistema lasciandolo così com'è. I sistemi costituzionali sono come orologi. Le rotelle sono tutte collegate e l'orologio funziona se gli ingranaggi si incastrano. L'elezione diretta del Capo dello Stato presenta benefici perché avviene in un giorno. Ma non puoi trasferirla così com'è in un sistema". E ancora: "Se si decidesse di farlo, allora bisogna cambiare orologio per evitare pasticci. Quello americano è poco adatto al nostro polso. Io come minimo penserei al modello francese".
di Antonino Cicero
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