La pace fra realismo politico e profezia
Da quando la Russia di Putin ha aggredito l’Ucraina, dal mondo pacifista emergono ripetuti appelli alla pace e alla ripresa di contatti diplomatici. C’è chi lamenta l’assenza di istituzioni rappresentative come l’ONU o di persone autorevoli capaci di favorire mediazioni fra i due paesi in guerra. C’è chi invoca un nuovo Gandhi, come se il metodo non violento, con cui il leader indiano seppe guidare il popolo indiano all’indipendenza dalla Gran Bretagna, potesse nascere improvvisamente e non fosse piuttosto il risultato di un lungo processo di maturazione e pratica sul “campo”. Nella situazione attuale infatti chi può immaginare un impegno non violento diretto quando ci sono da fermare missili e carri armati? Ecco, ciò che è mancato in questi mesi è la diplomazia sul modello di quella realizzata da Giorgio La Pira. Una diplomazia profetica parallela a quella degli Stati. Alla domanda su che cosa si poteva fare per evitare la guerra, dobbiamo quindi provare a rispondere tutti, non solo gli Stati, ma anche come cittadini. Non sarebbe servito a nulla e, forse, l’autocrate Putin avrebbe invaso comunque l’Ucraina, ma chi crede al metodo non violento non può eludere questa questione: se l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Nato, hanno almeno una parte di responsabilità, che responsabilità hanno i movimenti e l’associazionismo nel non avere almeno provato ad allontanare la guerra? Nessuno può tirarsi indietro e dire che non sapeva nulla: il conflitto fra Russia ed Ucraina risale almeno al 2014! Dagli anni cinquanta, come sindaco di Firenze, La Pira promosse, unico in occidente, convegni per favorire contatti fra esponenti politici di tutti i paesi. Erano quelli gli anni della guerra fredda, quando i due blocchi est ovest si contrapponevano frontalmente e favorire momenti di dialogo appariva quanto meno sospetto. Dopo l’esperienza di sindaco, conclusa nel 1965, continuò ad intrecciare, fra polemiche e contrasti, lettura storica e profetica delle vicende umane. Per La Pira la ricerca della pace non può essere affidata solo agli Stati, devono essere le città di ogni continente ad allearsi per unire le nazioni e sviluppare così percorsi di pace. Il futuro, secondo La Pira, appartiene alle città non agli Stati ed è quindi nella città che ogni cittadino deve impegnarsi innanzitutto, prima che scoppi un conflitto, prima che sia troppo tardi, per evitare che le tensioni degenerino in guerre. Papa Francesco, in continuità con i suoi predecessori, sta svolgendo un ruolo molto importante, ma se i laici cattolici non tornano ad occuparsi di politica, quella del papa sarà una voce nel deserto. Fare marce va bene, ma se anche chi ha a cuore il tema della pace rinuncia a svolgere un ruolo costruttivo nella società per cercare di risolvere con proposte concrete i problemi più urgenti (per es.: la riforma dell’ONU che non funziona affatto) sarà difficile immaginare un futuro migliore non solo per la pace ma per l’umanità.
di Dino Calderone
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