La Parola: luogo dell’incontro con Dio. Un’esperienza di vita
Martin Heidegger, un pensatore del secolo scorso, nella sua ricerca filosofica incentrata sull’Essere ha scritto che questo Essere - che è ciò che al contempo per l’umanità è più vicino e più lontano - si mette in cammino verso l’uomo attraversato il linguaggio, attraverso la parola. Noi cristiani sappiamo e crediamo che Essere - “Io sono colui che Sono” (Esodo 3,14) - è quel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che crea l’universo per mezzo della parola, che chiama profeti e discepoli parlando, che sceglie di incarnare la sua Parola eterna in Cristo Gesù facendosi così prossimo agli uomini nel modo più estremo possibile. Ecco che ogni domenica, anzi ogni giorno della settimana, come Chiesa radunata in assemblea, Dio si rivela a noi sì nell’Eucarestia, sì nel volto dei fratelli che con noi condividono la stessa mensa, ma anche nella Sua Parola, in quei brani della Scrittura che la liturgia ci presenta e che per noi vengono proclamati. E’ pur vero che per quanto la liturgia, l’ascolto comunitario, possano favorire l’incontro con il Signore che si dona manifestandosi vivo e vero nel Verbo, come sempre, anche in questo caso, l’autentica esperienza che di Lui possiamo fare è quella che avviene nel cuore e nella vita di ciascuno a partire dall’accostarci singolarmente alla Parola: ai testi del giorno, al Vangelo, ai brani della liturgia delle ore, a un libro della Bibbia che si decide si leggere in modo continuativo. Nella mia personale esperienza di battezzato che cerca, come ognuno cerca, di stare alla sequela del Maestro posso testimoniare di provare a lasciarmi incontrare ogni giorno dal Signore nella preghiera quotidiana che inizia sempre con la lettura personale e la meditazione sulle Letture proposte ogni giorno, o, meglio, su uno dei brani - solitamente il Vangelo -, su un singolo versetto o su una parola che in quel preciso momento fa “vibrare” le corde del mio cuore. In questo appuntamento del mattino, dunque, si prega e cioè, in altri termini, si rinnova e si arricchisce costantemente la relazione con un Amico che nell’intimo per mezzo dello Spirito Santo, che è sempre bene invocare, ora si comunica, ora ascolta la mia voce - anche le mie lamentele e le mie preoccupazioni! - ora mi fa dono del suo silenzio proprio come avviene tra due persone care che non sempre hanno qualcosa da dirsi ma che gioiscono l’uno dell’altro semplicemente nello stare insieme. L’esperienza più bella che si può fare pregando le Scritture, segno che ci si incontra non con un testo ma con una Persona viva, è quella di sperimentare che per quanto testi e parole scritte, alla lunga, sono sempre uguali, ogni volta a colpire è un versetto diverso o comunque diverso è il modo di interiorizzarlo perché le situazioni della vita che ci accadono sono sempre diverse, come diversa è la vita di una realtà parrocchiale che cammina con gli uomini del suo tempo e come diversi e soggetti al cambiamento siamo tutti noi presi uno per uno: dunque chi ci ama non può dirci sempre le stesse cose o starci vicino sempre alla stessa maniera! Ci sia di incoraggiamento e di sprone a proseguire il cammino singolare e comunitario questa realtà di Dio, dell’Essere, che si rivela a noi per mezzo della sua Parola e che continua così a comunicarsi, a chinarsi e ad avvicinarsi a ciascun uomo capace, tra le mille voci del quotidiano, di ascoltare la Sua voce che crea, che chiama, che corregge, che salva.
di Gabriele Panarello
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