La terra un dono per tutti
Il tema della terra è molto vasto nella Bibbia e l'attuale sanguinoso conflitto tra Israeliani e Palestinesi ne è la riprova. La storia del popolo di Israele, infatti, è attraversata e pervasa da questo mai sopito desiderio: entrare e prendere possesso della terra promessa: Eretz Yisrael. Nella Torah questa terra è descritta come «una terra bella e spaziosa, una terra dove scorrono latte e miele» (Es 3,8), dove c'è sempre abbondanza di vita, esistenza piena e benedetta. Il latte rappresenta ciò che serve per vivere, il miele la dolcezza della vita, la felicità di esistere, entrambi simboli della Parola di Dio, che nutre la vita dell'uomo e le dona dolcezza. Nella realizzazione di questo sogno è urgente che Israele rammenti che sarà sempre in cammino e che la terra sarà sempre promessa perché mai posseduta definitivamente. Israele dovrà vivere continuamente l'Esodo e riattraversare il deserto, sarà sempre tentato dall'idolo e rischierà di chiudersi in sé stesso. È la perenne tentazione di dimenticare che quanto Israele ha ricevuto da Dio non è di suo esclusivo possesso, ma dono gratuito di Dio. Il rischio per la terra è quello di non essere più luogo di felicità e salvezza per tutto il popolo, ma di oppressione e di ingiustizia, di lacrime e sangue a causa dell'accaparramento di essa da parte di pochi a discapito di molti. Nel libro del Levitico il Signore così tuona: «Mia è la terra e voi siete presso di me come forestieri e ospiti!» (Lv 25,23). Nessuno può impadronirsi della terra, come nessuno può impadronirsi della vita. Il filosofo ebreo Emmanuel Lévinas così scriveva: «La santità di una persona è più santa della terra, anche quando la terra è Terra Santa. Davanti a una persona offesa, questa terra santa e promessa è solo nudità e deserto, un ammasso di legno e pietre». E un detto della sapienza rabbinica così recita: «Quando Israele si prostituisce all'idolo del possesso esclusivo dei beni, perde l'uso della terra e riprende la via dell'esilio». Ciò che è valso, e ancora vale, per Israele è valido per ogni lembo di terra di questo nostro pianeta. Per l'ingordigia di terra e di beni si rapina, si uccide e si massacrano interi popoli, e poi: terre avvelenate, acque inquinate, deforestazioni selvagge, molte specie di esseri viventi estinte... sono urgenti nuovi modelli di convivenza tra i figli di Adamo e il pianeta che è stato loro affidato perché fosse «coltivato e custodito» una convivenza tra gli uomini e gli altri esseri viventi basata sul prendersi cura. «Spostare il baricentro da sé», scriveva don Tonino Bello, è la condizione per una vita piena e felice, per noi e per tutti. E' la responsabilità di fronte al volto dell'altro, il diverso da me, che mi interpella ed esige da noi risposte e giustizia. «L'altro è un volto da scoprire, contemplare e accarezzare » scriveva ancora Lévinas. La terra, come la vita, sarà perciò sempre il sogno da conquistare, o meglio, da costruire insieme, perché tutti possano vivere felici e in pace. Si tratta di operare una conversione, una metanoia, un reale mutamento di mentalità che illumini le menti e i cuori, e aiuti ad usare in maniera equa e fraterna quanto abbiamo ricevuto in dono, per un nuovo rapporto con il creato, con le cose, con i fratelli, con noi stessi. Siamo chiamati giorno per giorno a lavorare alla trasformazione di questa terra in un giardino, per realizzare «frammenti di mondo buono »(A.Rizzi) nel nostro quotidiano, là dove siamo chiamati a vivere, sulla nostra zolla di terra, una vita che sia trasparenza del sogno di Dio. E' il grande sogno di Gesù, quello di creare un Regno di figli di Dio e fratelli tra di noi, una comunità umana che ha davvero rinunciato all'accumulo ossessivo dei beni perché tutti possano avere il necessario per vivere senza depredare, senza sfruttare, senza schiavizzare, condividendo con tutti i beni e la vita. Coraggio allora, ogni piccolo gesto che dia il segnale di una inversione di rotta è di vitale importanza. «E' una lotta tra le formiche e i dinosauri, ma il futuro è già stato deciso a favore delle formiche. Tutto ciò che facciamo per edificare la speranza e la vita è di vitale importanza, perché vale molto di più accendere una luce piuttosto che maledire le tenebre» (P. Richard). di Santino Coppolino
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