La vita quotidiana della parrocchia “Chiesa in uscita, chiesa evangelizzatrice
Il Signore ci ha concesso recentemente, tra alterne vicende contrassegnate dai pericoli connessi al Covid-19, di vivere la vita comunitaria quasi con le modalità di sempre, secondo i ritmi liturgico-pastorali: la catechesi per i fanciulli ed i ragazzi, le assemblee domenicali e festive, il servizio di carità. Piccoli gruppi di bambini hanno potuto celebrare la loro prima Eucaristia, giovani e adulti hanno ricevuto il dono dello Spirito nel sacramento della Confermazione, le famiglie tornano a chiedere il Battesimo per i loro piccoli e le coppie il sacramento del Matrimonio. Gli operatori pastorali si spendono, con generosa disponibilità, nel servizio alla comunità nei suoi molteplici aspetti. Certo non possiamo tacere la rara presenza degli adolescenti, diventati irraggiungibili, per motivi molteplici. A taluni saranno mancate le consuete processioni e, particolarmente, le Varette del Venerdì Santo. Tutto bene, allora? Dipende dall’immagine di chiesa che ci portiamo dentro, o meglio dalla nostra fedeltà alla identità e missione che il Signore Risorto affida ai suoi discepoli, alla sua Chiesa: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc. 6,15).
È vero che come cristiani siamo oggi una minoranza, ma questo non ci può scoraggiare.
Papa Francesco, già dall’inizio del suo ministero pietrino, ha delineato il volto della “chiesa in uscita, chiesa evangelizzatrice”. Sarà bene per noi tutti a cui sta a cuore la sequela di Gesù, mentre riprendiamo il cammino, riconsiderare in maniera attenta ed operativa le indicazioni suggerite dal “Vangelo della gioia”: “La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”.
Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene.
La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi” (Evangelii gaudium, n. 24).
di Mons. Santino Colosi
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