LAICI SENZA COMPLESSl
Fino a pochi decenni fa la Chiesa risultava composta essenzialmente da chierici, la Ecclesia docens, che ritenevano loro esclusivo compito dirigere il popolo dei laici, la Ecclesia discens, verso la sana dottrina, che altro non era che la teorizzazione dell'evento Gesù. Il problema più grave di questo modo di vedere la Chiesa era quello di avere costruito una scatola vuota, fatta solo di riti che organizzano il sacro, la cui reale finalità era la gestione del potere. Il fatto che nelle parrocchie si dipendesse esclusivamente dall'azione dei parroci era la conseguenza di questo sistema di potere che definiamo clericalismo. Storicamente, tre sono stati i movimenti più importanti avvenuti che ne hanno permesso l'instaurazione. 1) la frattura verificatasi nella separazione dei ministeri presbiterale ed episcopale dal popolo con la progressiva scomparsa della dimensione della laicità della Chiesa. 2) La creazione di una scala gerarchica dove l'autorità perde la dimensione della diakonia e acquisisce la dimensione del potere autoreferenziale. 3) Il monopolio di tutti i ministeri e il triplice munus cristologico - Cristo Re, Sacerdote e Profeta - che diventa esclusivo del sacerdozio ordinato: solo i preti governano, santificano e annunciano la Parola.
Oggi, nonostante siano trascorsi quasi 60 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, corriamo ancora il rischio reale di un ritorno al passato, di un clericalismo di ritorno. Papa Francesco così scrive a riguardo: «Ogni volta che abbiamo cercato di soppiantare, mettere a tacere, ignorare, ridurre a piccole élites il popolo di Dio, abbiamo costruito comunità, programmi, scelte teologiche, spiritualità e strutture senza radici, senza memoria, senza volto, senza corpo, in definitiva, senza vita». Il clericalismo non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito ha posto nel cuore della gente.
Ritengo urgente desacralizzare la figura del prete, anche smettendo di chiamarlo sacerdote, puntando piuttosto a riscoprire la bellezza del sacerdozio battesimale, senza il quale quello ministeriale è solo appartenenza ad una casta di potere sacrale. Oggi tanti preti, soprattutto giovani, si sono lasciati affascinare da un modello di Chiesa e di teologia obsoleti, fatti di riti pomposi e abiti liturgici sontuosi, assumendo sempre più spesso atteggiamenti autoritari nei confronti del popolo di Dio, poco curandosi di una seria formazione dei laici, o emarginando coloro che sono già formati, alla partecipazione e alla corresponsabilità. Si tratta solo di episodi isolati o stiamo realmente assistendo a una involuzione, determinata da paure e insicurezze, o, peggio, dall'arroganza e dalla smania di potere? Certo si tratta dell'oscuramento di alcune acquisizioni del Concilio che Papa Francesco si sforza di rilanciare e che vengono salutate positivamente da tanta parte dei credenti.
I laici sono popolo di Dio e protagonisti della Chiesa e del mondo tanto quanto il clero. Sull'indispensabile ruolo dei laici e sul loro impegno nella Chiesa, così scrive Papa Francesco: «Guardate al popolo di Dio e ricordate che tutti facciamo il nostro ingresso nella Chiesa come laici. Il primo sacramento è il battesimo, nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è l'élite dei preti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formano il santo popolo fedele di Dio».
di Santino Coppolino
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