Laicità, laicismo e fede tra confronto e contrapposizioni
Il rapporto tra politica e religione in Italia ha avuto vari momenti di confronto, non di rado aspri. Senza andare al principio della “Libera Chiesa in libero Stato” espresso da Cavour o, ancora, al “Non expedit” di Pio IX, con cui si indicava ai cattolici di non partecipare alla vita politica del Regno d’Italia, basti pensare alle campagne sui referendum sul divorzio nel 1974 o sull’aborto nel 1981 o, in un passato meno lontano, all’animato dibattito su temi come la procreazione assistita o l’eutanasia. Spesso alla nozione di laicità dello Stato, intesa come distinzione della sfera della politica dalla quella religiosa in rapporto di dialogo, si sovrappone, invece, la tendenza al laicismo, ovvero la pretesa di escludere del tutto la dimensione religiosa dalla vita politica e, in generale, da quella pubblica. È sufficiente ricordare, riguardo al laicismo, le ricorrenti polemiche, con strumentalizzazioni di varie tendenze politiche, ad esempio, sulla presenza del crocifisso o del presepe nelle scuole. Occorre anche notare che, invece, tra i politici di orientamento di fede cattolica, taluni cercano di mediare i principi del proprio credo attraverso il confronto all’interno di una società multiculturale, altri, invece, usano simboli religiosi interpretando il ruolo di paladini di valori non negoziabili o caricando la sfera religiosa di un significato identitario che, tuttavia, secondo molti teologi, risulta estraneo all’essenza del messaggio cristiano. L’intricata questione dei rapporti tra politica e fede è tornata di grande attualità anche tramite l’animato dibattito intorno al DDL Zan, su cui ormai dall’anno scorso si è aggrovigliato il dibattito politico e che ha infiammato di frequente i media. Ricordiamo, recentemente, la nota della Segreteria vaticana inviata all’ambasciata italiana alla Santa Sede, in cui sono state richieste modifiche al DDL Zan perché in contrasto col Concordato del 1984 e una successiva dichiarazione del Presidente del Consiglio Draghi, in cui è stata ribadita la laicità dello Stato italiano. La questione, tuttavia, non è solo il rispetto del Concordato firmato da Craxi e dal card. Casaroli, quanto la necessità di un dialogo franco tra mondo politico e Stato laico da una parte e confessioni religiose all’interno di una società multiculturale e, ormai, multireligiosa, dall’altra: il dibattito sul DDL Zan costituisce solo la punta dell’iceberg del problema. C’è solo da augurarsi che i cattolici presenti nei vari schieramenti politici (che risultano, almeno sulla carta, la maggioranza dei parlamentari), da laici impegnati nelle attività temporali, superando sterili contrapposizioni ideologiche, ricordino, come afferma la “Gaudium et Spes” al n. 43, che “nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l'autorità della Chiesa. Invece [i laici] cerchino sempre di illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del bene comune.”
di Alessandro Di Bella
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