MAGISTERO DELLA CHIESA E I.A. Un documento
Per svolgere temi, riassunti, problemi di matematica, traduzioni ormai bastano pochi secondi: occorre solo dare le giuste istruzioni all’Intelligenza Artificiale, copiare sul quaderno e il gioco è fatto. Addirittura, nelle Università intere tesi di laurea risultano elaborate da un algoritmo. Al di là di questo, l’IA è diventata una costante delle nostre vite quotidiane. Basti pensare ai numeri verdi che chiamiamo per prenotare una visita medica o per chiedere chiarimenti sulla bolletta del gas: i call center per molte funzioni sono automatizzati.
Anche nella Chiesa si sta sviluppando un dibattito su quella che appare come l’ultima frontiera del progresso tecnologico. Riguardo a ciò, "Antiqua et Nova", pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per la Cultura e l'Educazione, è una nota che affronta in modo approfondito il rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana alla luce del magistero della Chiesa: in un contesto di riflessione antropologica ed etica, si cerca di elaborare una prospettiva cristiana su tale questione di stringente attualità.
Fin dall’introduzione, nella nota si evidenzia il valore dell’intelligenza umana come dono divino, sottolineando la responsabilità dell’umanità nell’utilizzo delle proprie capacità scientifiche e tecnologiche per il bene comune. L'IA viene quindi analizzata nei suoi aspetti tecnici, antropologici ed etici, ponendo in evidenza il rischio di considerare "intelligente" un sistema privo di coscienza, emozioni, empatia e capacità di discernimento morale: l’IA non sa distinguere tra bene e male. L’intelligenza umana, invece, si esprime in una sintesi tra razionalità, relazionalità, esperienza incarnata e apertura alla verità trascendente.
Uno dei punti più interessanti della Nota riguarda la critica al “paradigma tecnocratico”, cioè la convinzione che la tecnologia possa risolvere tutti i problemi dell'umanità. Viene anche evidenziato il rischio che l’IA rafforzi disuguaglianze sociali, accentui il controllo dell’opinione pubblica da parte di pochi gruppi di potere e riduca la persona umana a un “semplice ingranaggio” dell’apparato produttivo. L'uso dell'IA nel lavoro enell'economia è esaminato con attenzione, mostrando sia le opportunità sia i pericoli, tra cui la sostituzione del lavoro umano, il depotenziamento delle relazioni interpersonali e una crescente dipendenza dalle macchine nelle decisioni etiche o mediche.
Una parte fondamentale dell’”Antiqua et Nova” è dedicata all’educazione, in cui si riflette sull’uso dell’IA nell’insegnamento. Se da un lato essa può rappresentare un valido supporto didattico, dall’altro rischia di sostituire la relazione educativa tra insegnante e studente, fondamentale per la crescita della persona. Inoltre, la dipendenza dalla tecnologia riduce la capacità di pensiero critico e la creatività dell’individuo.
Nel complesso, la nota “Antiqua et Nova” propone una visione dell’IA fondata sulla dignità umana come creatura divina e sulla ricerca del bene comune. Viene ribadito che le decisioni sullo sviluppo tecnologico non possono essere lasciate esclusivamente agli algoritmi o agli interessi di potentati economici, ma devono essere guidate dalla saggezza dell’individuo e dal discernimento morale secondo il principio del libero arbitrio. Nel documento, pertanto, non si rifiuta l’IA in sé, ma si esorta a una sua regolamentazione e a un uso responsabile, affinché resti uno strumento al servizio dell’uomo e non viceversa, senza antropomorfizzarlo e senza idolatrarlo, da considerare come prodotto dell’intelligenza umana e non come forma artificiale dell’intelligenza. La Chiesa invita alla riflessione e al discernimento, evitando sia un atteggiamento tecnofobico che un’adesione acritica al progresso tecnologico. Il suo magistero si rivela prezioso non solo per i credenti, ma per chiunque sia interessato a un approccio umanistico e responsabile all’IA.
di Alessandro Di Bella
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