Mammona Il denaro che ci possiede
Poche cose occupano tanto spazio nella vita quotidiana quanto il denaro. Lavoro, bisogni quotidiani, sicurezza, tempo libero: tutto ha a che fare con il denaro. Ma l'atteggiamento che, come cristiani, assumiamo di fronte alla ricchezza, comporta scelte che definiscono stili di vita e indicano una gerarchia di valori. E' della fine di settembre la notizia dell'ennesimo scandalo finanziario in Vaticano che vede come protagonista l'ennesimo illustre porporato.
“Gli scandali finanziari sono inconciliabili con la natura della Chiesa”, così tuonava Papa Francesco pochi mesi fa, ma se il denaro ha per l'uomo un così grande valore quasi da essere paragonato a un Baal, un dio cui sacrificare la propria e l'altrui vita, quale dev'essere l'atteggiamento del cristiano di fronte al suo utilizzo? Gesù su questo è categorico: “Nessuno può servire due padroni: non potete servire Dio e mammona. Per questo io vi dico : non preoccupatevi per la vostra vita di cosa mangerete o berrete né del vostro corpo di cosa vestirete... tutte queste cose le cercano i pagani. Cercate, invece, prima il Regno di Dio e la di Lui giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in sovrappiù”(Mt 6). E anche S. Paolo scrive che : “l'avidità del denaro è la radice di tutti i mali e per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede... Da questo nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la religione come fonte di guadagno “ (1Tm 6) .
Il rapporto dei cristiani con mammona non è stato mai semplice fin dalla nascita della Chiesa, come leggiamo nell'episodio di Anania e Saffira (At 5,1-11) . E' uno di quei brani molto concreti dove l'autore degli Atti non fa svolazzi o discorsi complicati, dove non sono richieste chissà quali conoscenze esegetiche: è un un testo chiaro, duro e facilmente comprensibile anche alla persona meno istruita: non è possibile servire Dio e contemporaneamente flirtare con mammona. 'Mammona', nella sua radice ebraica, ha lo stesso significato della parola 'Amen'. Entrambi significano: ciò che è certo, ciò che dà sicurezza, su cui si può contare per edificare la propria vita. E qual è quella cosa sulla quale possiamo contare, che ci dà fiducia e certezza se non l'accumulo della ricchezza? Nella Scrittura il benessere, in sé, non è una cosa negativa, Dio vuole che i suoi figli stiano bene e che non manchino del necessario per vivere. Ma la ricchezza non può e non deve essere esclusiva di una piccola parte del popolo, ma deve essere distribuita a tutti. Essa diventa negativa quando non viene condivisa, come la manna del deserto che, se veniva accumulata, marciva producendo vermi, cioè la morte (Es 16,20). Diventa maledizione quando è concentrata nelle mani di pochi, mentre la maggioranza ne è priva. La secolarizzazione della società, anche se sembra una iattura e ha cercato di mettere al margine la Chiesa, di fatto l'ha liberata. L'ha tolta dalla compromissione del potere, del prestigio e della ricchezza mondani. La Chiesa, perciò, può sentirsi libera di ritrovare il suo bene più grande: il Vangelo, che è la sua carta di identità perché è quella della sua Costituzione . “Ma se la Chiesa si perde dietro la ricerca del potere, del possesso e della ricchezza, rimane inevitabilmente senza le "Beatitudini". E senza le "Beatitudini" non sarà più la Chiesa di Cristo” (cit.).
di Santino Coppolino
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