Meno soli e più Suoi Abbiamo bisogno del Natale
Il Natale ci intenerisce. Ognuno di noi oggi, più o meno di sfuggita, si fermerà per un attimo, in chiesa o a casa, a guardare con tenerezza l’immagine di un nudo e paffuto neonato posto su della povera paglia: eccolo il Salvatore del mondo sta qui adesso, proprio di fronte ai nostri occhi, occhi quasi nascosti dalle mascherine, occhi stanchi e appesantiti dalle preoccupazioni del momento presente, occhi alla ricerca di una luce, di una soluzione, di una certezza in cui poter ancora continuare a sperare.
La pandemia che stiamo attraversando ci segna, scuote la nostra quotidianità, continua a smontare i nostri schemi e i nostri modi di approcciarci alla vita, ci fa scoprire sempre di più l’impotenza del nostro agire, la precarietà del nostro presente - e ancor di più del nostro futuro - come singoli, come Chiesa e come società, la fragilità della nostra condizione umana senza alcuna distinzione di genere, di formazione culturale o di provenienza geografica.
Ecco che nelle tenebre, in queste tenebre, una Luce è sorta, un bambino è nato per noi e questa nascita, mentre oggi il mondo piange più che mai, non indica per noi credenti un’astrazione, un rifugiarci nel sentimentalismo e nella festa per fuggire lontano dal dolore che ci circonda. Il Natale che viviamo, men che meno questo, ogni anno non commemora un evento di duemila anni fa ma celebra la grandezza di un Dio che spogliandosi della sua eternità, si rivela al mondo facendosi piccolo nella carne di un bimbo per valorizzare la storia di ciascuno di noi e per elevare la dignità della nostra realtà non tirandocene magicamente fuori ma venendo Lui stesso, in Cristo, ad abitarla nella più bassa concretezza, nella mia e nella tua precarietà di uomo, quella precarietà che Lui stesso ha assunto e fatto totalmente sua, fino alle estreme conseguenze.
Un Natale così oggi, forse, ci sembrerà più vero, meno romantico ma più umano e più a nostra portata, perché così più umano e meno distante è il Dio in cui crediamo, un Dio che ha preso corpo come tutti noi e che continua giorno dopo giorno a prenderlo nei fratelli e nelle sorelle che abbiamo accanto per esaltarlo e che altro non sono che quel “presepe vivente” in cui, come i pastori di questa notte, sempre e dovunque possiamo incamminarci per incontrare il volto del Signore.
Si! Abbiamo proprio bisogno del Natale, abbiamo proprio bisogno di fermarci per un po’ nella mangiatoia di Bethlemme perché è necessario per noi, oggi più che mai, poter contemplare e gustare a fondo e con stupore la prossimità di un Padre creatore che per amore si fa figlio creatura, rendendoci ogni giorno, così come siamo senza distinzioni nella nostra personale condizione, meno soli e più Suoi. Buon Natale!
Gabriele Panarello
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