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Natale a Giacarta

Quest’anno, per la prima volta, con la mia famiglia trascorreremo un “Natale al caldo”. Per noi significa ricercare e ricreare uno spirito natalizio in un Paese con una cultura molto diversa da quella occidentale, dove stiamo costruendo una nostra quotidianità. Ad inizio anno, ci siamo trasferiti per lavoro a Giacarta, capitale dell’Indonesia, una megalopoli asiatica che ospita oltre dieci milioni di abitanti, dei quali circa il 90% di religione musulmana. È facile, quindi, immaginare che qui il Natale, e in generale le feste cristiane, hanno un aspetto diverso, più intimo. Nei “mall” (centri commerciali) e per le vie della città, le decorazioni sono modeste, ma sufficienti a simboleggiare la gioia del Natale. I grattacieli della città che ospitano gli espatriati si sono organizzati per celebrare la cosiddetta “tree lighting ceremony”, una festa in cui vengono accese le luci dell’albero di Natale, dando il via al periodo di attesa della Natività. Alcune di queste sono state accompagnate dai classici cori natalizi, altri, invece, per avvicinare culture differenti, hanno intonato i canti con strumenti tipicamente asiatici come l’“angklung”, e hanno addobbato le sale con tessuti e stampe locali chiamati “batik”. In questi primi mesi trascorsi qui in Indonesia, abbiamo avuto modo di apprezzare l’ospitalità della gente locale (umile e rispettosa) e, con l’avvicinarsi del Natale, ci siamo ritrovati a condividere momenti di dialogo e di confronto su come avremmo “trascorso il Natale”: pur non riconoscendolo come festa religiosa, anche per loro questo periodo porta con sé dei giorni di ferie lavorative e di vacanze scolastiche (molte le aziende e le scuole internazionali sul territorio). Così, c’è chi viaggia e chi ne approfitta per ritrovarsi con parenti ed amici. Altri, si offrono per turni lavorativi extra e dare la possibilità ai colleghi cristiani di trascorrere il Natale in famiglia. Strano per noi addobbare l’albero e fare il presepe in maniche corte... una gioia a cui non abbiamo saputo rinunciare, momento emozionante anche per nostro figlio, che a soli quattro anni impara a convivere in un contesto multiculturale, imparando comunque le nostre tradizioni nel confronto e rispetto reciproco. Proprio il presepe ha attirato maggiormente l’attenzione e la curiosità nei nostri amici (grandi e piccoli) perché, se l’albero di Natale è comunque presente in varie forme e colori (anche per scopi commerciali), il presepe è stata una novità per molti di loro, che hanno accolto con piacere e molto interesse. Certo, è un momento particolare, dove diversi fattori nazionali e internazionali: elezioni politiche indonesiane, festività cristiane, guerra tra Israele e Palestina (Paese a cui l’Indonesia è “vicino”), si mescolano insieme e creano situazioni locali con cui imparare a convivere: non avevamo mai pensato di dover attraversare un metal detector per entrare in parrocchia. Ma l’umiltà e la gentilezza della gente comune, le luci di Natale nei centri commerciali e la magia del nostro presepe, ci aiutano comunque a sentirci “a casa”, condividendo l’attesa con chi, come noi, è aperto al confronto e al rispetto reciproco. Auguriamo a tutti un “Caldo Natale”. Selamat Natal!

di Claudia Schepis

 

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