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Padre don Vito Romano Rettore di Gesù e Maria

Il Sacerdote Vito Romano nacque a Barcellona Pozzo di Gotto il 22 gennaio 1883 da Antonio e donna Rosa Zodda. Il 27 gennaio 1883 venne battezzato presso la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta in Pozzo di Gotto dal Sacerdote Rosario Bucolo ed il suo padrino fu Salvatore Romano. Fin da piccolo sentì la vocazione alla vita sacerdotale ed entrò in seminario a Messina per maturare la chiamata del Signore e per attendere alla formazione umana, spirituale e teologica in vista del conferimento degli ordini sacri. Venne ordinato Sacerdote il 10 agosto 1909.

Fu Vicario Cooperatore del cugino Arciprete Don Giuseppe De Francesco nella Chiesa Arcipretale di Santa Maria Assunta in Pozzo di Gotto. Il 20 settembre 1919 venne nominato Cappellano della Confraternita delle Anime del Purgatorio. Alla Morte dell’Arciprete De Francesco, il 31 ottobre 1919, con Bolla di nomina del 5 novembre 1919 venne nominato da Sua Ecc. Mons. Letterio D’Arrigo Arcivescovo di Messina, Economo Curato dell’Arcipretura di Pozzo di Gotto fino alla nomina del nuovo Arciprete Angelo Migliorino, avvenuta il 13 agosto 1920.

Successivamente alla nomina del nuovo Arciprete, sempre nel 1920, divenne Rettore della Chiesa di Gesù e Maria. Quando per motivi di salute il Migliorino rassegnò le proprie dimissioni dalla Parrocchia, i soci del “Circolo dei Nobili” Avv. F. De Luca con una petizione popolare di oltre centocinquanta firme, inviarono una lettera all’Arcivescovo Angelo Paino in data 1° dicembre 1923 e successivamente un’altra, in data 13 dicembre, indirizzata allo stesso Arcivescovo ed alla Santa Sede, proponendo due nomi di sacerdoti pozzogottesi uno dei quali era proprio il suo. Pur venendo a conoscenza della proposta, il Sacerdote Vito Romano non si lasciò coinvolgere dal fermento popolare ma, nominato il nuovo Arciprete Don Antonino Maggio e successivamente Mons. Stefano La Rosa, collaborò con loro sempre con estrema umiltà e spirito di ubbidienza, continuando a svolgere le mansioni di sempre a servizio della comunità fino agli ultimi giorni della sua vita.

Padre Don Vito, come veniva da tutti chiamato, fu un sacerdote esemplare per la sua condotta e per il suo zelo ministeriale. Sull’esempio di quanto l’Apostolo Paolo disse al discepolo Timoteo, Padre Don Vito fu capace ogni giorno di ravvivare il dono di Dio che gli era stato concesso mediante l’imposizione delle mani e con carità e prudenza rese la sua buona testimonianza di vita sacerdotale. Per le sue virtù umane e sacerdotali fu scelto come confessore e direttore spirituale da tanti laici e da diversi sacerdoti diocesani e religiosi. Nella memoria dei pochi anziani pozzogottesi ancora in vita, rimane indimenticabile la sua voce baritonale nel canto del “Vexilla Regis” nella vera versione, quella pozzogottese, durante i venerdì di quaresima davanti alla venerata immagine dell’Ecce Homo nella chiesa di Gesù e Maria. Durante la Settimana Santa, in particolare, restano impresse nella memoria storica le sue salite sul pulpito della Chiesa Madre per eseguire il canto del “Passio”, nel corso del quale, da cronista, faceva vibrare il cuore dei fedeli nei versetti dell’introduzione “Passio Domini nostri Jesu Christi”, “gallus cantavit”, della profezia “diviserunt sibi vestimenta mea”, della morte “et inclinato capite”. Altro momento suggestivo rimasto nella memoria è quello dei sette Mercoledì Solenni nel Santuario della Madonna del Carmine in Pozzo di Gotto con il canto tradizionale “Evviva la Bella” a due voci, con motivo“paesano” eseguito insieme ad un altro baritono il signor Angelo Russo comunemente inteso “Mastranciulu”.

Negli ultimi mesi della sua esistenza terrena Padre Don Vito patì molto fisicamente, lui che era di alta statura e corporatura robusta divenne magro e barcollante fino a tornare alla casa del Padre, all’età di 75 anni, il 25 febbraio 1958. Le sue spoglie riposano nella tomba di famiglia nel Cimitero di Barcellona Pozzo di Gotto. di Don Giuseppe Turrisi

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