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Padre e custode amorevole: San Giuseppe Un anno, voluto da papa Francesco, con lui

Nelle nostre case, ormai da qualche settimana, lì, da qualche parte, è presente uno dei segni più belli del Natale: il presepe.

Così semplice ma allo stesso tempo così ricco. “Un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura” (cfr. Admirabile Signum), costruito proprio nelle nostre case. Non esiste cosa di più familiare. In mezzo a quei pastori, a quelle abitazioni, a tutte le luci che lo abbelliscono ancor più, proprio dentro la grotta allestita per accogliere il Salvatore, c’è un uomo: il suo nome è Giuseppe. È lì, accanto alla mangiatoia… non sta parlando o sistemando qualcosa. Lui è lì. Veglia silenziosamente sul bambino. Lo guarda con semplici occhi di padre; lo protegge. Giuseppe è l’uomo del silenzio. Un silenzio “assordante”, un silenzio che apre un varco nel chiasso della vita per accogliere la Parola.

Di san Giuseppe sappiamo pochissimo… perfino nei Vangeli non c’è scritto molto. Eppure lui ha un ruolo molto importante nella vita di Gesù. Basti pensare che è suo il compito di dare il nome a quel bambino che sarebbe nato da li a poco da Maria, sua sposa, per opera dello Spirito Santo: “Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù” (Mt 1,21). San Giuseppe è l’uomo della fede, l’uomo dell’obbedienza a Dio: “non temere di prendere con te Maria, tua sposa”.

Giuseppe è uno che affascina: si ritira in disparte non per pusillanimità, ma per la coscienza della sua piccolezza di fronte al mistero che ha avvolto Maria. È un uomo che veglia, si, ma allo stesso tempo agisce. Dio lo sceglie proprio per questo: perché non è uno che sta con le mani in mano, anzi, se le sporca, adempiendo così alla volontà di Dio. Egli è colui che parte di notte per salvare il bambino da Erode; egli è colui che affronta un lungo e disagevole viaggio per farsi registrare a causa del censimento; egli è il “falegname”, il lavoratore che sostiene Maria e Gesù. Giuseppe, in ogni circostanza della sua vita, ha saputo pronunciare il suo “fiat”, proprio come Maria.

Da 150 anni san Giuseppe è patrono della Chiesa universale. Un santo unico, un santo “paterno”. Uno di quelli che vive nel nascondimento ma che continua a proteggere e vegliare.

Giuseppe, tu ci insegni che la vera felicità la si ha sporcandosi le mani, “partendo”, facendo ogni cosa nell’obbedienza a Dio: insegnaci ad avere un cuore ricco di amore e tienici per mano, come facevi con Gesù da piccolo.

Louis Manuguerra

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