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Papa Francesco nel travaglio della chiesa

Papa Francesco ci ha lasciato il 21 Aprile scorso dopo averci benedetto e consegnato un ultimo messaggio Urbi et Orbi la Domenica di Pasqua. I suoi dodici anni di pontificato non sono stati facili, il suo è stato un pontificato travagliato non tanto a causa dei nemici della fede quanto piuttosto per gli attacchi che provenivano dall'interno, dagli ambienti clericali. «Nihil novi sub sole» (Qo 1,9). Già nel VI secolo a.C. il profeta Zaccaria affermava: «E se gli si domanderà: "Perché quelle piaghe in mezzo alle tue mani ?", egli risponderà: "Queste le ho ricevute nella casa dei miei amici"» (Zc 13, 6). Quando il Papa iniziò il suo lavoro di riforme in Vaticano, molti dei cardinali che lo avevano votato gli voltarono le spalle, poiché intendeva cancellare i loro privilegi. Li criticava perché vivevano (e vivono) come principi, per l'uso eccessivamente allegro che fanno del denaro. Quando si accorsero che le riforme che voleva attuare non erano dei maquillage   

bensì strutturali, non sulla dottrina, ma sulle dinamiche interne, sulla riforma della curia, sul clericalismo, sulla burocrazia, molti, presto, divennero suoi avversari. Nella Chiesa settori ultra conservatori e tradizionalisti celarono le loro critiche rivestendole, peraltro senza alcun fondamento, di una patina teologica, ma il punto fondamentale era che il Francesco stava proponendo un modello-altro di Chiesa e di società. Questo Papa cominciava davvero a dare fastidio. Francesco era consapevole che nella Chiesa vi erano due anime: una che non desidera cambiamenti, che alza muri e scava trincee per custodire a qualsiasi costo una ortodossia che in realtà è una «ortoprassi dell'esclusione» (cit.), e l'altra che domanda riforme importanti perché la Chiesa cammini al passo coi tempi. Nemica di Francesco era prima di tutto quella parte di Chiesa che ostentava magliette con su scritto: Il mio Papa è Benedetto, che tramava e trama ancora discutibili riforme liturgiche e sogna crociate contro gli infedeli, in buona sostanza tutti quei cattolici nostalgici dei privilegi che il regime di cristianità assicurava loro. Questi non hanno compreso un Papa che parlava non del bene della Chiesa ma dell'umanità, del bene comune, dei diritti e dei doveri di tutti. Non riuscivano a sopportare chi, in nome del Vangelo, cioè di Gesù, parlava di un Dio-Misericordia che ama non solo i cattolici, ma tutti gli uomini. Un uomo così «ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita e le sue strade sono differenti dalle nostre» (Sap 2,14-15). Non riuscivano a sopportare un uomo così perché parlava di diritto alla vita e alla pace per tutti, di giustizia sociale, di non violenza, di Chiesa povera e dei poveri, di dialogo fra le religioni, di diritti degli ultimi, dell'egoismo dei paesi ricchi. Non riuscivano a sopportare «la benedizione delle coppie omosessuali, il dialogo con l'islam, gli accordi diplomatici con la Cina» (cit.). Papa Francesco ha restituito dignità e diritto di cittadinanza ai diseredati, agli umiliati, alle vittime innocenti di ogni potere sia civile che religioso, in un'epoca che premia la forza e l'arroganza, lui ha camminato nell'umiltà. Una delle ultime immagini che sono rimaste nel cuore di tutti coloro che gli hanno voluto bene è quella di lui sulla sedia a rotelle, «senza paramenti, senza troni né ori. Solo, in abiti semplici, mentre attraversa la soglia della Basilica di San Pietro come un pellegrino tra mille» (cit.). Per i suoi detrattori Francesco è stato un Papa illegittimo, eretico e ateo: eretico di un vangelo adulterato e ateo di un dio - il loro - che non esiste. Papa Francesco, invece, è stato fedele all'unico vero Dio che ha conosciuto: Gesù di Nazareth, Dio fatto uomo.


di Santino Coppolino



 
 
 

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Creato da Filippo Maniscalco

Gestito Antonino Cicero

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