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Pellegrini con Dante

Nel settimo centenario della morte di Dante Alighieri numerose manifestazioni sono state organizzate per rendergli omaggio: letture, mostre, riflessioni ed approfondimenti sul poeta che dal contesto fiorentino dell’età comunale si è elevato a modello per gli uomini e gli intellettuali di tutto il mondo e di ogni epoca. Papa Francesco, nella sua Lettera Apostolica Candor lucis aeternae rende il suo omaggio al poeta; in apertura cita le parole tratte dalle Lettere apostoliche, fra gli altri, di Benedetto XV- “l’Alighieri è nostro…”- e San Paolo VI - “nostro, vogliamo dire della fede cattolica”.

Nella sua lettera apostolica delinea un profilo di Dante come maestro, che ci tramanda valori e ideali validi per tutti, anche per i non credenti; la sua vicenda umana e spirituale, infatti, va oltre la sfera personale ed acquista un valore paradigmatico, oltre i limiti di spazio e tempo. Il testo, molto articolato e ricco di rimandi letterari, offre spunti di riflessione sull’attualità di Dante, sul suo rapporto con la fede cristiana, con la Chiesa, con la realtà del suo tempo. Si possono focalizzare, in particolare, alcuni nuclei tematici.

In primo luogo, la coesistenza di “pensiero” e “sentimento” (San Paolo VI): fine ed instancabile intellettuale (un loico, come si sarebbe detto ai suoi tempi) dalla cultura enciclopedica (la Commedia è colma di rimandi teologici, astronomici, fisici, spirituali, letterari) fu animato da un profondo spirito religioso che non lo trattenne dal mostrare atteggiamenti che apparvero irrispettosi contro alcuni pontefici ed alcune istituzioni ecclesiastiche, di cui condannò la lontananza dalla povertà evangelica (come non ricordare “colui che fece per viltade ‘l gran rifiuto”- Celestino V - o Bonifacio VIII, non ancora morto all’epoca della Commedia, ma fautore dell’esilio di Dante?). Questo suo atteggiamento critico è il segno della libertà di pensiero a cui non si sottrasse mai.

In secondo luogo, non si può trascurare l’intento didascalico dell’opera dantesca: Dante scrive con l’intento di insegnare agli uomini del suo tempo (e agli uomini di ogni tempo) la via verso la felicità (Dio) e verso la santità, pur senza risparmiare accenti di condanna delle miserie e bassezze umane. In questo insegnare, però, si fa anche compagno dei suoi lettori, dialoga con le anime che incontra, ascolta il loro dolore, la loro nostalgia di Dio o la speranza di vederlo, un giorno. L’esperienza personale, spesso dolorosa, si sublima attraverso la poesia e diventa simbolo: ogni uomo si riconosce nel “tosco” che prova terrore nella selva oscura, anela e spera nel Purgatorio, si perde nella visione luminosa di Dio nel Paradiso; il suo cammino ascensionale diventa catartico per tutti; la fede nella misericordia divina assume una concretezza che rinfranca l’animo di chi segue questo “peregrino pensoso” e “profeta di speranza”. L’intellettuale, guidato dalla sua passione per la verità e la giustizia, porta avanti una missione nei confronti dell’umanità tutta, servendosi della parola che può condurla “a uno stato di felicità” (Epist. a Cangrande, XIII).

Terzo nucleo concettuale è l’“itinerarium mentis in Deum”, la ricerca di Dio che è Verità e misericordia, fondata sul dono e sull’impegno della libertà, alimentata dalla preghiera (ricordiamo la parafrasi del Padre nostro dell’XI del Purgatorio e la preghiera alla vergine di San Bernardo del XXXIII del Paradiso).

Infine, centro ispiratore della Commedia, e fulcro della fede cristiana, è il Mistero dell’Incarnazione: Dio si fa uomo, grazie alla docilità di Maria (Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta, più che creatura…”) ; la natura umana e divina diventano tutt’uno in Dio e l’umanità si riscatta dalla sua miseria: dopo aver attraversato tutte le miserie umane, il viaggio di Dante raggiunge nel Paradiso la meta tanto agognata, Dio, in cui è racchiuso il mistero dell’unione di umano e divino (“Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto…”).

Dunque, per papa Francesco la poesia di Dante (in particolare quella della Commedia) può contribuire all’edificazione del buon cristiano, attraverso la condivisione di un’esperienza umana dolorosa, ma illuminata dalla luce della Fede.

di Oriana Scampitelli



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