Per celebrare i divini misteri - Il messale romano
Dalla I Domenica d’Avvento entrerà in uso la III edizione del Messale Romano italiano nelle Chiese di Sicilia. Si è molto parlato nelle parrocchie, nei gruppi liturgici, nelle cattedrali, sui social, e in varie occasioni di studio e approfondimento delle “novità” che la presente edizione apporterà (fra tutte le più conosciute e preannunciate da molto tempo sono la nuova traduzione del Padre nostro e del Gloria, pur non essendo le uniche), ma la ricerca assoluta e a tutti i costi della novità rischierebbe di offuscare i forti elementi di continuità che questa nuova edizione porta con sé, continuità con la bimillenaria Tradizione della Chiesa. Partiamo da una considerazione che potrebbe sembrare scontata ma tale non è; si dice: “nuovo messale”, ma nuovo non è, o meglio, lo è materialmente, in quanto avremo nelle nostre assemblee eucaristiche un nuovo libro, ma non un libro “diverso”, si tratta sempre del medesimo Messale voluto dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, in continuità con le precedenti edizioni, pertanto non cambia il contenuto, ma solo la forma e la traduzione di preghiere, formule eucologiche, antifone, ecc., ma nella sostanza rimane immutato. Certamente fin dal suo primo utilizzo, anche il fedele più distratto si accorgerà che molte parti dell’ordinario della Messa sono state variate o tradotte in modo diverso (preferenza per il greco Kyrie eleison, Gloria, Confesso, Preghiere eucaristiche, Padre nostro, Ecco l’Agnello di Dio), ma queste, per opportuna scelta pastorale, riguardano quasi esclusivamente parti spettanti al sacerdote celebrante, non all’assemblea che risponderà sempre allo stesso modo al quale è ormai abituata. Le uniche novità assolute di questa nuova edizione sono due formulari di Messa vespertina nella vigilia, quella dell’Epifania e dell’Ascensione, e la composizione di due nuovi prefazi per i santi dottori, e dei santi pastori e, naturalmente, l’inserimento dei nuovi santi nel proprio. Vorrei piuttosto far notare gli elementi di continuità e le “novità antiche”, termine ossimorico che si riferisce alla reintroduzione di elementi che non erano presenti nella precedente edizione, ma che, gettate via dalla porta, tornano in questa nuova edizione dalla finestra.
Mi riferisco particolarmente a due elementi: uno testuale e uno di azione. Con il primo intendo la reintroduzione delle orazioni sul popolo, nel tempo forte della Quaresima, speciali preghiere di benedizione finale in quello che è forse il tempo più forte dell’anno, erano presenti nel messale preconciliare, tratte dagli antichi sacramentari, ed erano sparite da quello postconciliare a parte pochi casi (Venerdì Santo e un’appendice che ne raccoglieva alcune) adesso tornano al loro posto, nel formulario della Messa del giorno, obbligatorie la Domenica e facoltative nei giorni feriali. Con il secondo mi riferisco a un gesto: la benedizione dell’incenso con un segno di croce da parte del celebrante quando viene posto nel turibolo; nel messale preconciliare questo gesto era accompagnato anche da alcune formule, mentre nel messale postconciliare il gesto e la formula erano andati perduti, l’OGMR della nuova edizione fa tornare la benedizione sull’incenso, ma senza alcuna formula. L’augurio è che questa nuova edizione possa essere motivo per un approfondimento mistagogico sull’Eucarestia e stimolo a conoscere e vivere sempre meglio la nostra fede.
di Giancarlo Cigala
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