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Pergiorgio Frassati Per i giovani alla GmG

Per la Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Lisbona dal 2 al 6 agosto prossimi, il Comitato Organizzatore ha indicato ben 13 patroni, santi già riconosciuti o ancora in via di canonizzazione, esempi per i giovani di tutto il mondo. Tra questi, il beato Piergiorgio Frassati. Figlio di Alfredo Frassati, giornalista, fondatore e direttore del quotidiano “La Stampa”, e della pittrice Adelaide Ametis, nasce nel 1901 da una delle famiglie più note della borghesia torinese. Piergiorgio potrebbe essere un privilegiato, eppure si distingue per le scelte di vita, non sempre comprese dai genitori, all’insegna dell’apostolato tra gli ultimi della propria città, Torino, che aveva vissuto pochi anni addietro le trasformazioni della Seconda Rivoluzione Industriale. Negli anni dell’adolescenza sulla sua formazione incisero profondamente i Gesuiti e i Salesiani. Aderisce a numerose organizzazioni dell’associazionismo cattolico torinese, dalla Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli al Terz’Ordine dei Domenicani, s’impegna attivamente nella Gioventù di Azione Cattolica e nella Fuci. Si iscrive al Politecnico di Torino nel corso di ingegneria industriale mineraria, per stare vicino ai minatori, ai margini della società di quel tempo. Sceglie di iscriversi anche al Partito Popolare, al cui interno si colloca nell’ala più intransigentemente antifascista, soprattutto dopo l’assassinio di don Giovanni Minzoni e il delitto Matteotti. Una vita caratterizzata dal continuo impegno: per i poveri della propria città, nelle organizzazioni a cui prese attivamente parte, con gli amici, con cui creò la “Società dei tipi loschi”, un gruppo di giovani che condividevano la fede e la passione per l’alpinismo. Un giovane entusiasta della vita e pieno di vita. In una lettera alla sorella Luciana scrive: «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza, sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro: la tristezza deve essere bandita dagli animi cattolici». La passione per la montagna è anche una metafora del suo percorso di vita: “verso l’alto”, si legge su una foto del 7 giugno 1925, che lo ritrae al termine di una scalata. Dopo nemmeno un mese da quest’escursione viene colpito da una poliomielite fulminante, forse contratta in una delle case dei poveri che quotidianamente andava a visitare e a cui portava aiuto. Il suo funerale, che vide una partecipazione di popolo paragonabile a quello per don Bosco, fu una rivelazione dell’operato del giovane sia per la famiglia Frassati sia per la borghesia torinese: oltre Giovanni Giolitti, amico del padre Alfredo, e gli amici di Piergiorgio, vi convengono i tanti poveri che lui aveva aiutato e con cui non aveva mai fatto pesare la sua provenienza sociale, che aveva soccorso spesso in silenzio, senza vantarsi con nessuno e spesso senza rivelarlo anche ai propri genitori. Insomma, Piergiorgio Frassati, come affermato da Giovanni Paolo II e ribadito da Francesco, è un modello sempre attuale di amicizia con Dio per i giovani vissuta nella quotidianità.


di Alessandro Di Bella



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