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Prospettive per un cattolicesimo impegnato

Al termine di questa domenica, con la chiusura delle urne, il nostro Paese avrà un nuovo Parlamento e in esso vi siederanno coloro che, da noi votati, ci rappresenteranno nei prossimi cinque anni. Quella che si è appena conclusa è stata una campagna elettorale insolita e non soltanto per il fatto di essere stata la prima della storia repubblicana a svolgersi in piena estate, ma anche perché ha visto sempre più imporsi modi di comunicare, di affrontare tematiche, di coinvolgere militanti e sostenitori sempre più diversi rispetto al passato: è un cambio d’epoca radicale anche in questo campo! Ciò che poi ha rappresentato un unicum nella storia politica italiana è stato il quasi totale “silenzio” dei laici cattolici in questa tornata elettorale. L’Italia ha conosciuto e ha vissuto una lunga stagione politica in cui un partito che si definiva d’ispirazione cattolica ha tenuto in mano le sorti del governo e rievocare quel tempo non è certo una “operazione nostalgia” - tutto questo appartiene ad un ciclo storico concluso! - ma non può non far riflettere quanto all’estremo opposto sta avvenendo ai nostri giorni. Non si tratta dunque di creare nuovi partiti identitari, di piantare bandierine, di imporre un modus operandi, di fare delle immagini sacre vessilli elettorali, quanto piuttosto di rianimare anche in questo campo la coscienza di quanti, da cattolici, sentono una vocazione al servizio nella società, impegnarsi nella loro formazione ed educazione al bene comune, coltivando uno sguardo critico sul mondo circostante e un ascolto attento a quelle che sono le reali esigenze delle persone. Papa Francesco osserva: “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune” (E. G., n. 205). In mezzo alla sofferenza economica e sociale che stiamo vivendo, tra nuove e vecchie paure, problemi mai risolti, lacerazioni e carenze anche datate nel tempo, cattolici impegnati, attenti e ben formati, potrebbero porre al centro del dibattito politico tematiche e proposte cercando su di esse di costruire una larga convergenza: dalla lotta alle disuguaglianze e alla povertà economica ed educativa - grande male della nostra società e spesso e volentieri porta d’accesso al mondo della criminalità organizzata - all’incremento di politiche a sostegno della famiglia, del lavoro e del volontariato e della difesa di ogni persona umana che cresce e si rafforza non nell’individualismo galoppante ma piuttosto nel vivere e nell’operare insieme; dall’impegno per la tutela e la salvaguardia del Pianeta - secondo anche le indicazioni della “Laudato sì” - ad un serio e attento lavoro per la pace e la condanna della guerra e di ogni tipo di sfruttamento. Il silenzio dei cristiani cattolici in questa tornata elettorale ci faccia riflettere e sia da monito per il futuro che con il cammino sinodale stiamo, come Chiesa, cercando di costruire: nessuno di noi può restare alla finestra a guardare, vittima della sindrome dello spettatore, non possiamo abbandonare “il posto” che Dio ci ha assegnato nella città (cfr. Lettera a Diogneto) e non possiamo lasciarci bloccare dalla gravità dei suoi mali, ma insieme a tutte le persone di buona volontà - e dunque in ogni schieramento, partito o movimento - ci dovremmo lasciar coinvolgere nelle sue vicende per dire una parola di speranza e dare concretamente il nostro contributo rendendo viva ed efficace quella parola del Signore che ci invita ad essere lievito che, pur scomparendo, fermenta tutta la pasta.


di Gabriele Panarello



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