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Respirare Dio. La preghiera del cuore.

Dalla grande tradizione orientale ortodossa sono giunti a noi “I racconti di un pellegrino russo”, un uomo del XIX di cui non conosciamo l’identità precisa, un viandante pellegrino, desideroso di incontrare Dio. Così egli si presenta e ci introduce nel suo errare: “Per grazia di Dio sono cristiano, per le mie azioni un grande peccatore, per condizione un pellegrino senza dimora e del genere più umile, che vaga da un luogo all’altro. Tutti i miei averi consistono in una bisaccia di pan secco sulle spalle, e la Sacra Bibbia sotto la camicia. Nient’altro. Durante la ventiquattresima settimana dopo il giorno della Trinità entrai in chiesa durante la liturgia per pregare un pò; stavano leggendo la pericope della lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, in cui si dice: «Pregate incessantemente» (1Ts 5,17). Questa massima mi si fissò particolarmente nella mente, e incominciai dunque a riflettere: come si può pregare incessantemente, quando per ogni uomo è inevitabile e necessario impegnarsi anche in altre faccende per procurarsi il sostentamento? Mi rivolsi alla Bibbia e vi lessi con i miei occhi quello che avevo udito, e cioè che bisogna pregare «incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito» (Ef 6,18), pregare «alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese» (1Tm 2,8). Pensavo e pensavo, ma non sapevo che cosa decidere. «Che fare?», riflettevo. «Dove trovare qualcuno che possa spiegarmelo? Andrò per le chiese dove parlano celebri predicatori, forse sentirò qualcosa di convincente». E andai. Udii molte prediche eccellenti sulla preghiera. Ma erano tutti insegnamenti sulla preghiera in genere: che cos’è la preghiera, com’è necessario pregare, quali sono i suoi frutti; ma nessuno diceva come progredire nella preghiera. Ci fu sì una predica sulla preghiera nello spirito e sulla preghiera continua; ma non vi si indicava come arrivarci”.

Di monastero in monastero, di chiesa in chiesa, girovaga deluso fin tanto che non si imbatte in uno starec (un monaco, guida spirituale) che gli propone la lettura della Filocalia e, particolarmente, un testo di San Simone il Nuovo Teologo: “Siedi in silenzio e appartato; china il capo, chiudi gli occhi; respira più lentamente, guarda con l’immaginazione dentro il cuore, porta la mente, cioè il pensiero, dalla testa al cuore. Mentre respiri, di’: «Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore», sottovoce con le labbra, oppure solo con la mente. Cerca di scacciare i pensieri, sii tranquillo e paziente, e ripeti spesso questo esercizio”.

È tempo d’Avvento, tempo d’attesa del Signore, a noi che andiamo in fretta per strade che si aggrovigliano e sembrano non portarci da nessuna parte, inappagati dal nostro vivere senza nemmeno percepire, quasi per una sciatta indifferenza, chi veramente siamo e che cosa desideriamo per noi, per l’umanità, per la chiesa, viene suggerito “il Silenzio”, luogo dell’incontro con la verità del nostro essere, con Dio “interior intimo meo” (più dentro in me della mia parte più interna - S. Agostino), e di respirare Dio.


di Mons. Santino Colosi




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