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Ricordatevi sempre dei poveri

“Quando sarete preti ricordatevi sempre dei poveri, abbiate sempre cura degli ultimi.” Questa la frase che, al termine di un’esperienza unica, ci è stata consegnata dal prof. Maurilio Assenza, docente di Filosofia al liceo, ex direttore Caritas, direttore della “Casa don Puglisi” di Modica, che ha accolto me ed alcuni compagni di seminario durante questo periodo estivo. Una frase “semplicemente evangelica”, che, ad essere sincero, mi ha per un attimo fatto gelare il sangue, perché detta da chi ha speso gran parte della sua vita al servizio degli ultimi. Casa don Puglisi è un luogo “magico”, un posto in cui vengono accolte principalmente delle ragazze madri che nella vita hanno attraversato non pochi momenti difficili e che, con i loro piccoli, fanno un bel cammino per rimettersi in carreggiata e ricominciare a volare. Una semplice casa, accogliente; un semplice tetto che si fa nido e trampolino di lancio per una vita nuova, più bella. Un luogo “fondato sulla roccia”, sulla preghiera, su di una piccola cappella con l’essenziale: un’icona di don Pino, una croce, qualche panca su cui sedersi e… Gesù, che da vita a tutta la casa. A “casa don Puglisi” abbiamo vissuto delle giornate molto intense. Al mattino le mamme ci lasciavano i loro figli così da poter andare tranquille a lavoro; chi si recava in focacceria, chi nei laboratori del “punto vendita don Puglisi” (in cui vengono prodotti ottimi gelati, cioccolato di Modica e tanto altro) . Un’opportunità non poco importante visto che l’intento di questa casa non è solo quello di accogliere, ma anche quello di educare, accompagnare e sostenere per un ri-appropriamento della propria dignità. Con i bambini abbiamo svolto non poche attività: la mattinata passava sempre tra passeggiate, gelati, cartoon e giochi. Subito dopo il pranzo e un po’ di sano riposo, si incominciavano a vedere zaini, penne, matite… ecco che il tempo dei compiti era arrivato. Dopo aver rispolverato espressioni algebriche, tabelline, analisi logiche e un po’ di storia, arrivava finalmente la tanto attesa merenda, momento in cui i ragazzi parlavano, scherzavano tra di loro e raccontavano le loro piccole-grandi “avventure” osservate con i loro occhi da bambini. Dopo altri momenti di svago arrivava la cena: forse il momento più bello della giornata, in cui le mamme, stanche dopo il turno di lavoro, si aprivano con noi, raccontandoci le loro storie, consegnandoci la loro stessa vita. Momenti di difficoltà raccontati con le lacrime agli occhi ma con la consapevolezza di aver voltato pagina e ripreso a scrivere una bella storia. Si, forse i momenti vissuti a tavola sono stati i migliori… tra una preghiera islamica e un segno di croce, tra gioie “nuove” e vecchi rimpianti, tra discorsi quotidiani e curiosità che trasformavano, in una batter d’occhio, una semplice cena in una divertentissima lezione di filosofia in pillole tenuta da Maurilio e da alcune mamme che mai avevano sentito parlare di Anassimandro, Platone o Eraclito. Ecco il vero significato di quella frase: “camminate con gli ultimi”… proprio come amava fare don Pino, quell’ “uomo – prete” a cui è dedicata la casa… sostenendo gli “scartati” e divenendo “scomodi” per i superbi. Solo vivendo accanto agli ultimi comprenderemo realmente il Vangelo.


di Louis Manuguerra



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