Sentirsi “uno” con la Chiesa
- taborsettepuntozer
- 8 ore fa
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L’era social dentro la quale siamo immersi ha permesso a tutti di vivere, in qualche misura, da protagonisti gli eventi ecclesiali che si sono verificati nell’ultimo mese: la morte di Papa Francesco, i suoi funerali, il lungo periodo del lutto, il tempo del pre-conclave, il conclave stesso (fin dove è stato possibile!), fino ad arrivare alla tanto attesa e monitorata fumata bianca che ha annunciato al mondo intero l’elezione di Leone XIV.
É vero: la rete, la tv, l’iperconnessione riescono mirabilmente ad annullare le distanze, ci rendono estremamente più vicini a qualsiasi avvenimento e questo è certamente un dato positivo, ma è altrettanto vero che non c’è nessun mezzo di comunicazione in grado di ri-creare fino in fondo quel “pathos” che si percepisce prendendo parte, dal vivo, a certe manifestazioni. Il risiedere, in questo periodo della mia vita, nel cuore di Roma mi ha, infatti, dato la grande opportunità di immergermi dentro questo preciso momento storico che la Chiesa e il mondo hanno attraversato.
Mi trovavo già in seminario (e proprio al telefono con il nostro parroco!), a pochi chilometri da San Pietro, quella mattina di Pasquetta quando il mondo intero apprendeva la notizia della dipartita del papa, ho avuto l’opportunità di partecipare in Vaticano all’ultima messa de “I Novendiali” concelebrata dai cardinali - si tratta delle messe in suffragio del Pontefice defunto, celebrate per nove giorni consecutivi dopo il funerale - e, sempre in Basilica, la mattina del 7 Maggio, ho preso parte alla liturgia “Pro eligendo Pontifice” per unirmi, di persona, alla preghiera della Chiesa e dei porporati (che di lì a poco avrebbero iniziato il conclave) per chiedere alla Trinità di ricevere presto in dono un nuovo papa. Il pomeriggio di Giovedì 8 Maggio, poi, non appena dal comignolo della Cappella Sistina è iniziato a venir fuori il fumo bianco, segno dell’avvenuta elezione, mi sono catapultato di corsa in Piazza San Pietro per ascoltare l’“habemus papam” e il nome dell’eletto: insieme con me a raggiungere la Piazza, in quei minuti, c’era un vero e proprio “fiume” di gente proveniente da ogni dove e desideroso semplicemente di esserci!
Di tutto questo succedersi di accadimenti ed emozioni ciò che rimane ben scolpito nella mia mente e nel mio cuore è il senso di appartenenza alla Chiesa che ho respirato: tra le migliaia di persone presenti in quei giorni a Roma tanti, probabilmente, erano dei semplici curiosi, ma molti di più erano lì perché desiderosi di prendere parte, con la loro preghiera, alle sorti della Chiesa Universale. Ho incontrato tanti volti giovani, sono stato fianco a fianco con decine persone provenienti da ogni angolo del pianeta e lì convenuti per un motivo che ci accomunava e che ci rendeva in Cristo “Uno”.
Tutto questo mi ha dato speranza: sì la barca di Pietro che è la Chiesa, soprattutto nella nostra porzione di Mondo, non naviga in acque tranquille e spesso sembra come incagliata in delle secche, ma alla luce di quello che ho visto, che ho vissuto e del come l’ho vissuto posso aver fiducia che Pietro, il nuovo Pietro che è venuto tra noi, sotto l’influsso dello Spirito Santo potrà condurre ancora in mare questa barca all’incontro con il Signore che sempre si manifesta e si fa presente nella storia.
di Gabriele Panarello
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