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Sia fatta la volontà di Dio

Viene ripetuto ogni volta che si recita il Padre nostro : << Sia fatta la tua volontà >> (Mt 6,10). Volontà che viene spesso associata ai momenti difficili e inevitabili della vita, volontà che occorre accettare, spesso con rassegnazione, e di cui si farebbe volentieri a meno. Si finisce così per identificare la volontà di Dio con le tragedie della vita. Purtroppo ad alimentare certe idee sono intervenuti errori di traduzione o errate interpretazioni del messaggio evangelico. È mai possibile che questo Dio sia così nemico della felicità dell'uomo che la sua volontà coincida sempre con avvenimenti tragici? E da questa errata immagine di Dio che nasce spesso il rifiuto della sua realtà, come afferma il Concilio Vat. II (cfr. GS 19). Altro termine che viene normalmente associato a volontà, e che purtroppo, con l'uso, si è anch'esso logorato fino ad esserne distorto nel contenuto, è la croce. È facile udire nel linguaggio di tutti i giorni espressioni quali: “ognuno ha la sua croce"; "è la croce che il Signore ci ha dato", fino al singolare: "Il Signore dà la croce secondo le spalle". In queste espressioni, per croce, si intendono le tribolazioni che si hanno nella vita: sofferenze, malattie, lutti... La croce, invece, più che un sistema di esecuzione capitale, era un'atroce e crudele tortura che lentamente conduceva alla morte, la quale, a volte, sopravveniva anche dopo tre o perfino sette giorni, dopo i più strazianti tormenti di una lenta e dolorosissima agonia. Roma ha condannato alla croce così tanti ebrei che il legname prodotto nella terra di Israele non fu sufficiente per crocifiggere tutti i condannati. E' nei Vangeli che occorre ricercare l'autentico, ricco significato di croce, così come basta avvicinarsi ai Vangeli per vedere che fare la volontà di Dio non è causa di rassegnazione e di sforzi, ma fonte di vita e di gioia per Gesù e di salvezza per gli uomini. << Se uno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua >> (Mt 16,24). L'espressione si trova diverse volte nei Vangeli ed è sempre rivolta alla libera volontà dell'uomo : << Se uno vuole >>. Per comprendere meglio il senso dell'invito di Gesù potremmo ritradurre oggi l'espressione con : << Chi non accetta di perdere la propria vita e la propria reputazione >>. Perché di questo si tratta. La croce era la condanna per i disprezzati, per i rifiuti della società, e se non arriviamo ad accettare che la società, civile e religiosa, ci consideri come delinquenti, che ci dichiari gente indesiderabile, lasciamo perdere Gesù, non andiamogli dietro, perché poi << quando giunge una persecuzione o tribolazione a causa della Parola, subito sono scandalizzati >> (Mc 4,17). Pertanto è necessario chiamare le sofferenze, i lutti, le malattie, le difficoltà con il loro nome e non equivocarle con la croce. La croce non viene mai data dal Signore, ma è conseguenza della libera scelta del credente che accoglie Gesù e ne accetta le estreme conseguenze. Si comprende, allora, che non è più possibile commentare avvenimenti con frasi fatte, confezionate, che non solo ingannano, ma recano danno in quanto menzognere. Quante volte, nel caso degli ammalati, si sentono sulla bocca di persone, specialmente quelle molto pie, frasi del tipo: " Accetta con rassegnazione la croce che il Signore ti ha dato", oppure: "Accetta la volontà del Signore, offri a lui le tue sofferenze per la salvezza delle anime e la conversione dei peccatori", e via così con frasi del genere. Da nessuna parte nei Vangeli troviamo, in bocca a Gesù, frasi del tipo: " Tu sei un prediletto del Padre mio ! Chissà con la tua sofferenza quante anime avrai salvato. Rimani ammalato ancora qualche anno e chissà quanti peccatori mi aiuterai a convertire". Mai nei Vangeli Gesù ha usato espressioni del genere nei confronti dei sofferenti. Mai!

In tutte le situazioni, anche le più tragiche e disperate, Gesù ha sempre e solo comunicato vita. Il Signore non manda le malattie, ma guarisce da queste, non fa piangere, ma asciuga le lacrime, non provoca la morte delle persone, ma comunica loro una vita che è in grado di superare la morte. Questo è il Dio che Gesù ha fatto conoscere e che, come credenti, dobbiamo presentare.









di Santino Coppolino

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