top of page

Sulla necessità di usare l’ausiliare corretto

Secondo dati recenti (Il Sole 24 ore, 22 settembre 2021), in Italia, la percentuale dei ragazzi che abbandonano prematuramente gli studi è passata dal 17,8% del 2011 al 13,1% del 2020, con un decremento di 4,7 punti percentuali. Eloquenti, tuttavia, i dati relativi alle regioni meridionali e alle isole, che pur registrando una diminuzione di due punti percentuali rispetto al 2019, sono interessate da un tasso di abbandono pari al 16,3%, superiore alla media nazionale. A prescindere dalle inclinazioni personali e dall’ambiente socio-culturale che possono determinare la scelta, il fenomeno della dispersione scolastica genera interrogativi e perplessità legittimi in ordine all’effettiva domanda di lavoro, alle qualifiche e alle competenze di cui si è in possesso, alla maturità del progetto che si intende perseguire e, soprattutto, al desiderio di disporre di denaro. Viviamo in una società che esalta il denaro come mezzo per soddisfare i piaceri personali prima dei bisogni, per acquisire quella visibilità, necessaria ai tempi dei social e del web, che permette di affermarsi, di poter dire a se stessi e agli altri di esistere. La scuola è chiamata ad operare all’interno di un contesto umano caratterizzato da una continua rimodulazione delle dinamiche sociali, economiche, politiche; è chiaro che le finalità dell’azione didattica non riguardano la semplice trasmissione del sapere, destinata a scadere nel nozionismo, ma la formazione di cittadini consapevoli di possedere un ruolo attivo nel raggiungimento del “bene comune”, ovvero della fruizione capillare dei benefici del progresso. Formazione della co-scienza (intesa come consapevolezza di se stesso e del mondo esterno) e del pensiero critico: questi gli obiettivi imprescindibili dell’educazione, questi i pilastri della cultura. Preoccupa l'aumento del numero dei cosiddetti analfabeti funzionali, di coloro che sanno leggere e scrivere, ma non riescono a comprendere testi semplici, di coloro che sono sempre connessi, ma non posseggono pensiero critico e che, quindi, non possono dirsi cittadini criticamente formati e informati. Le basi del pensiero critico si gettano a scuola; gli studi umanistici e gli studi tecnico-scientifici vi concorrono nella stessa misura, a dispetto di una opinione diffusa che giudica inutile tutto ciò che è teoria, pensiero e che esalta la pratica, i laboratori, il mondo del digitale. E’ capitato a tutti di sperimentare l'urgenza dei servizi offerti da un idraulico, un meccanico, un elettricista; a coloro che guardano a questi mestieri come a semplici attività pratiche, bisogna ricordare la preparazione teorica che c'è a monte di un loro intervento e che spazia dalle leggi della fisica, della meccanica, della chimica alle leggi emanate dall' UE, a quelle della sicurezza sul posto di lavoro e della salvaguardia dell’ambiente. Mani esperte dipendono da “teste ben fatte” (parafrasando Montaigne). Anche la casalinga oggi non può esimersi dal comprendere le istruzioni d'uso di un detergente per pavimenti o il foglietto illustrativo di un farmaco: potrebbe compromettere la salute dei propri familiari e di se stessa. Non prestate ascolto a coloro per i quali “ho caduto” o “sono caduto” sono la stessa cosa; è vero, il concetto espresso dal participio passato non cambia, ma l'uso appropriato dell'ausiliare essere o avere rende consapevole di ciò che gli è accaduto e della possibilità di rialzarsi con le proprie forze colui che, dolorante, si ritrova a terra.



di Tinuccia Russo

Comments


bottom of page