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Testimoni della Croce, testimoni della Vita

Tra i pensieri e gli argomenti che, se possibile, teniamo lontani da noi c’è la morte; intristisce, attira antipatie, suscita gesti scaramantici. Il cristiano dovrebbe avere un rapporto più sereno con “sorella morte”, forte del dono della vita eterna, acquistatagli da Cristo col sacrificio sulla croce; la Settimana Santa si rivela il tempo giusto per riflettere sul significato della vita, per riappacificarsi con la parte spirituale che vive in noi e accettare la bontà della morte. Gesù non ci lascia soli, ci viene incontro donandoci più di quello che chiediamo: provare la gioia di sentirci suoi fratelli, di essere parte della sua vita. Quando, come Nicodemo, cerchiamo Gesù per dimostrargli che abbiamo capito tutto di Lui, Egli smonta le nostre certezze e ci introduce nel mistero di Dio attraverso la croce: “Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15); solo se si pone dal punto di vista della croce, solo se riesce a guardare Dio e gli uomini dal punto di vista dell’Innalzato, l’uomo potrà capire. Sulla croce innalzata sul Golgota c’è il Figlio di Dio, per questo essa diventa un vessillo capace di attirare tutti a sé (cfr. Gv 12,32) con la forza del suo amore; “la morte è vinta, il Crocifisso è già il Risorto che irradia della sua gloria e della sua liberazione l’orizzonte cupo dell’umanità peccatrice e mortale” (G. Ravasi).

Occorre, quindi, invertire il percorso umano della conoscenza, occorre credere per capire: accostandoci con fede alla croce, al “trono di gloria” di Cristo, potremo comprendere il progetto di vita eterna che Dio ha posto in atto per ciascuno di noi. Se diventeremo discepoli e testimoni del Figlio, se saremo disposti, come Lui, a sacrificare qualcosa di noi, la vita eterna diventerà una realtà su questa terra, in una continuità che vince la morte. Buona Pasqua!


di Santa Russo

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