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Tra Fede e poesia Un quid che le unisce

Numerosi i poeti le cui opere, nell’arco dei secoli, hanno posto in evidenza la connessione tra fede e poesia ad iniziare dalla Bibbia Mia forza e mio canto è il Signore (Es 15,2); nel libro sacro Fede e Poesia s’intrecciano tanto mirabilmente che Salvatore Quasimodo, (Nobel per la Poesia nel 1959 ) ha rilevato che gran parte della poesia di tutti i tempi sembra essere ricalcata da temi ed espressioni dei Salmi. Significativa anche l’osservazione del compositore e direttore d’orchestra Ennio Morricone il quale vede il poeta come mediatore tra se stesso e gli uomini e il salmista un mediatore tra gli uomini e Dio.

Poesia coinvolgente quella dei Salmi per capacità espressiva, per la storia del popolo d’ Israele e per le riflessioni sulla vita dell’uomo e il suo anelito a Dio. L’iniziatore di tale poetica intrisa di fede, si ritiene essere, come diversi dati inducono a pensare, il Re Davide ma essa è continuata nei secoli durante i quali ha assunto, ovviamente, forme e contenuti diversi.

L’elenco di poeti ispirati dalla Fede sarebbe molto lungo. Per fermarci al Novecento si ricordano Clemente Rebora e Davide Maria Turoldo ispirati anche dalla loro vocazione. Tra i poeti laici emergono Eugenio Montale (Nobel 1975) e Mario Luzi.

Quest’ultimo interpreta la desolazione del pensiero moderno in una splendida poesia, “Sulla riva” … I pontili deserti scavalcano le ondate / anche il lupo di mare si fa cupo. Che fai ? – dice Luzi - Aggiungo olio alla lucerna,/ tengo desta la stanza in cui mi trovo/ all'oscuro di te e dei tuoi cari.

Le ondate a cui accenna il poeta sono quelle distruttive del pensiero nichilista, rappresentato con immagine drammatica e insieme magnifica.

Drammaticità evocativa del pensiero vivo, intramontabile del poeta, religioso, saggista inglese John Donne (1572- 1631).

Pensiero vivo legato alla fede e alla poesia.

Restano memorabili le sue poesie sulla spiritualità, l’amore, la morte.

Morte, non andar fiera se anche t’hanno chiamata possente e orrenda. Non lo sei. Coloro che tu pensi rovesciare non muoiono, povera morte, e non mi puoi uccidere. Dal riposo e dal sonno, mere immagini di te, vivo piacere, dunque da te maggiore, si genera. E più presto se ne vanno con te i migliori tra noi, pace alle loro ossa, liberazione dell’anima. Tu, schiava della sorte, del caso, dei re, dei disperati, hai casa col veleno, la malattia, la guerra, e il papavero e il filtro ci fan dormire anch’essi meglio del tuo fendente. Perché dunque ti gonfi? Un breve sonno e ci destiamo eterni. Non vi sarà più morte. E tu, morte, morrai.

Dio non permetterà all’uomo, sua creatura, di essere inghiottito dal nulla. Dio stesso per bocca dell’Apostolo delle genti disse: “E’ necessario che questo essere corruttibile rivesta l’incorruzione e questo essere mortale rivesta l’immortalità”.

”Allora si compirà la parola che è stata scritta: La morte è stata inghiottita in vittoria (Is. 25,8). Dov’è, morte la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”

La poesia di Donne porta dentro i pensieri di chi crede nell’eternità, di chi nutre il desiderio di sopravvivere a quella morte che – quotidianamente – in noi nel respiro vive e nel cuore nasconde il nido…

Un messaggio di fede e di speranza: dalla morte la Vita.

di Gio. Ra.



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