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Tra noi altri “credono” diversamente“Nostra Aetate”Una luce per il nostro presente

Qualche settimana fa si è celebrato il sessantesimo anniversario di Nostra Aetate, la dichiarazione del Concilio Vaticano II promulgata da papa Paolo VI che ha segnato l’apertura fondamentale di orizzonti della Chiesa verso le altre religioni e in modo particolare verso le religioni monoteiste: ebraismo e islamismo.  Nell’udienza del 29 Ottobre scorso, Papa Leone XIV ha evidenziato come questo documento non è solo memoria, ma «punto di partenza di un dialogo che diventa via di vita»; infatti Nostra Aetate ci invita a riconoscere negli altri non estranei, ma “compagni di viaggio”: ogni religione autentica, se cerca sinceramente Dio, riflette una parte della verità divina. Il dialogo interreligioso, secondo Papa Leone, è dunque radicato nell’amore: è un percorso spirituale, un atteggiamento del cuore che richiede ascolto, apertura e rispetto della dignità di ciascuno. Ecco allora che guardando alla realtà della nostra città - e in modo particolare al vasto e variegato habitat della nostra Pozzo di Gotto - questa prospettiva acquista un volto concreto.  La presenza degli stranieri (una cospicua parte dei quali di religione islamica), che, stando ai dati del 2024, rappresentano quasi il 7% della popolazione residente, non è un dato da statistica, ma espressione di un volto sociale, culturale e religioso della città che inesorabilmente cambia; a ciò si aggiunge il fatto che rispetto alla popolazione locale, tra gli stranieri troviamo tanti giovani e molti nuclei familiari che spesso abitano accanto a noi come in una terra di mezzo, risultando presenti ma non del tutto integrati. In tutto questo è forse possibile allora intravedere una duplice domanda: che cosa cerca l’altro? Che cosa, anzitutto, stiamo cercando noi, comunità cristiana?
Forse Nostra Aetate ci sprona proprio a questo: a non riempire subito il vuoto con parole, iniziative, progetti,  ma a restare un momento davanti al mistero dell’altro e lasciare che qualcosa si riveli! Sempre Papa Leone ha ricordato che ogni dialogo vero nasce dalla “disponibilità a lasciarsi toccare” e la nostra comunità cristiana - già provata dall’invecchiamento, dall’emigrazione dei giovani e da un futuro che a volte sembra incerto - può riscoprire proprio qui una chiamata a non avere paura di aprire sempre di più gli occhi sulla realtà! La presenza di persone di altre culture e religioni non è solo una sfida per chiarirci chi già siamo, ma è anche uno specchio che può rimandarci l’immagine di ciò che siamo chiamati a diventare: una comunità che sempre più con intraprendenza e creatività accoglie, ascolta, impara, dialoga. Da dove cominciare, allora, o in cosa provare a rafforzarci? Forse proprio dallo sguardo che si allarga, dal rispetto che si costruisce, dalla capacità di riconoscere che Dio ha seminato più ampiamente di quanto immaginiamo!


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di Gabriele Panarello 

 
 
 

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Creato da Filippo Maniscalco

Gestito Antonino Cicero

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