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Un anniversario importante

Con il numero inaugurale di questo 2024, il nostro foglio parrocchiale “Tabor 7.0” festeggia i suoi primi dieci anni! Se per un attimo riuscissimo a riavvolgere il nastro di questa bella e ricca storia - che mese dopo mese, con impegno e costanza, abbiamo costruito - ci accorgeremmo del fatto che in questo arco temporale non poche cose sono cambiate nella vita dei nostri lettori, dei tanti e variegati redattori e collaboratori, nella vita della nostra città, del nostro Paese, del Mondo intero, della nostra comunità parrocchiale, della Chiesa: in tutto questo lungo racconto abbiamo cercato sempre di mantenere fisso il nostro sguardo sul Signore della Storia, Cristo Gesù, Alfa e Omega, Principio e Fine di tutte le cose. Il tempo che adesso continuiamo a raccontare e che stiamo vivendo è dunque ancora denso di sfide, di tensioni, di scandali, di interrogativi e le nostre comunità con tutta la Chiesa si trovano immerse in questo vero e proprio cambio d’epoca. Non conosciamo con esattezza il futuro ma già il nostro presente ci porta a considerare con disarmante sincerità che come Cristiani, come donne e uomini non perfetti ma che da peccatori tentano di seguire il Dio di Misericordia saremo sempre di più nelle società - in particolare in quelle del nostro Occidente - una minoranza fragile e povera, chiamata a spogliarsi di molte cose. Eppure non tutto precipita! Nel Vangelo possiamo sempre leggere l’esortazione che Gesù fa ai suoi discepoli di ri-diventare come i bambini che altro non sono che creature piccole e fragili e, proprio per questo loro stato, bisognose e sempre in ricerca di contatti vitali e di relazioni profonde con qualcun altro.  Mi piace allora pensare - e in parte la intravedo già - la nostra Chiesa che piano piano a piccoli passi si scopre così, meno “adulta” proprio come un bambino non in grado di alzare la voce e di imporsi, ma capace solo di ascoltare, di chiedere, di lasciarsi di nuovo guidare e condurre per mano da colui che è l’Altro per eccellenza e che si nasconde e si rivela nel volto di quanti - se usciamo dai luoghi di sempre - possiamo incontrare, senza distinzioni o preclusioni, sul nostro cammino di singoli e, soprattutto, di popolo cercato e radunato insieme.

di Gabriele Panarello



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