Un Dio “deposto” Mangiatoia e Tomba
- taborsettepuntozer
- 23 dic 2024
- Tempo di lettura: 3 min
L’evangelista Luca presenta la nascita di Gesù da due punti di vista: quello storico e geografico e quello catechetico e teologico. La cornice introduttiva rispecchia il contesto storico e geografico, perché Gesù non nasce al di fuori dal tempo e dalla spazio, ma in un preciso momento della storia e in un luogo ben determinato: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta» (2.1-5). Se ci atteniamo a questa indicazione, che fa riferimento al censimento, la nascita di Gesù non si collocherebbe nell’anno zero, ma all’incirca nel 7 a.C. E se non siamo certi dell’anno della nascita, tanto meno possiamo conoscere il giorno e il mese.
Ma ben più importanti sono i riferimenti teologici e catechetici. Il Vangelo non è un libro di storia, ma di fede, perciò è soprattutto su questa pista che ci di deve muovere. Mi soffermo su un particolare che Luca ribadisce tre volte ed è il tema della mangiatoia (φάτνη): a) Dapprima si racconta l’evento «[Maria] diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo» (2,7). b) Poi vi è l’annuncio degli angeli ai pastori: «Ma l’angelo disse loro [ai pastori]: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia“» (2,10-12). c) E infine la constatazione dell’annuncio: «Andarono dunque [i pastori] senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia» (2.16).
Gesù è adagiato nella mangiatoia. Non è seduto a tavola tra quelli che mangiano, ma nella mangiatoia come cibo per essere mangiato. Si tratta di una nota molto importante, perché collega l’inizio con la fine, cioè con l’ultima cena quando prima della passione Gesù si consegna come pane all’umanità per essere mangiato. Ma vi sono altri elementi che costituiscono un punto di collegamento tra l’inizio e la fine: a) Nasce nella mangiatoia perché per lui non c’era posto. Questo particolare prelude alla condizione di vita di Gesù. Per tutta la sua breve vita è stato senza posto, cioè uno spostato nel senso emarginato. A chi vorrà seguirlo dirà: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha un posto dove porre il capo (cfr. Lc 9,58). Solo alla fine l’evangelista farà notare che giunto sul posto lo crocifissero (cfr. Lc 23,33). Ecco finalmente il suo posto: è così in basso che nessuno glielo potrà sottrarre. b) Nasce in una grotta tra gli animali e muore sulla croce tra i malfattori. c) Il corpo nudo ed inerme del bimbo appena nato avvolto in fasce rimanda a quello stesso corpo nudo ed inerme che, deposto dalla croce, viene avvolto in bende (cfr. Gv 19,40). d) Nasce in una grotta (cfr. Testimonianze del II secolo)e alla fine, dopo essere morto in croce, verrà deposto in una grotta. e) Il canto degli angeli rimanda al canto delle folle che accompagnano l’ingresso di Gesù a Gerusalemme prima della passione (cfr. Mt 21,9).
Lorenzo Cortesi
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