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Una donna, l’amore, la vita Gianna Beretta Molla

Spesso, quando pensiamo ai santi, immaginiamo uomini e donne totalmente distanti da noi … diversi, quasi degli esseri soprannaturali. Non pensiamo quasi mai a gente che possiamo incontrare ogni giorno per strada, al supermercato, o all’amico che ci da un passaggio fino a casa. Abbiamo un’idea molto rigida, pensando che la santità sia solo per pochi “eletti” che, nella vita, non fanno altro che “snocciolare rosari a più non posso”. Essere santi, fortunatamente, non significa questo. Significa donarsi completamente agli altri, aderire al progetto di Dio, far si che la propria vita abbia il gusto di un Vangelo vissuto. È ovvio che la santità non è solo per preti e suore. Tutti siamo chiamati ad essere santi, ognuno con la propria vocazione. Si può essere santi in mille modi diversi, anche facendo “semplicemente” i genitori. Ne è un esempio Gianna Beretta Molla: donna amante della vita.

Una donna dei nostri tempi, amante della musica, dell’arte, dello sport. Un medico che fa della sua professione una vera e propria missione. Subito dopo la laurea, infatti, apre uno studio medico e, nel contempo, presta assistenza medica volontaria presso la scuola materna ed elementare del paesino in cui vive. Nel settembre del 1955 sposa l’ing. Pietro Molla con cui ha tre splendidi figli: Pierluigi, Laura, Maria Rita. Ama la sua famiglia, come moltissime donne, in maniera smisurata. Tutto procede a meraviglia per la giovane Gianna, sempre super impegnata tra lavoro, casa, famiglia, parrocchia e Azione Cattolica. Qualche anno dopo, nel 1961, Gianna e Pietro attendono un’altra splendida creatura. Verso la fine del secondo mese di gravidanza, Gianna scopre di avere un tumore all’utero. Le opzioni sono due: o asportare il fibroma così da salvare la madre, o non asportarlo affinché la gravidanza possa giungere al termine. Gianna sceglie di “fare spazio alla vita”, rifiutando così l’intervento, al fine di far nascere “quel figlio donatole dal cielo”. «Se dovete decidere tra me e il bambino, scegliete il bambino». Gianna è un medico, sa a cosa va incontro. Sa quali sono i rischi, ma l’amore per quella creatura che porta in grembo è più grande. Del resto si sa: una mamma si piega ad abbracciare il più indifeso dei figli. Così, qualche mese dopo, viene alla luce una splendida bimba: Gianna Emanuela.

Nel frattempo le condizioni della giovane madre si aggravano e Gianna muore. Questa “mamma del nostro tempo” viene canonizzata nel 2004 da Giovanni Paolo II. Una donna vera, innamorata e appassionata della propria famiglia; un seme, all’apparenza fragile, che manifesta però la sua forza marcendo e corrompendosi dentro. Santa perché donna straordinaria nell’ordinario. Ecco la vera fede, quella che non ci chiede mai di mostrare i muscoli, ma paradossalmente, di essere semplici uomini, con mille fragilità. Feriti ma guariti dentro! Proprio come S. Gianna Beretta Molla, morta per salvare un’altra vita. Bisogna avere fede. Solo così saremo capaci di scorgere il Cielo oltre l’apparente morte del seme, oltre il silenzio di quel germoglio che, pian piano, si fa strada nella terra.


di Louis Manuguerra




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